“Esempio virtuoso nella progettazione culturale”. E’ la prima ragione per la quale il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ha deciso di nominare Parma Capitale della Cultura 2020. Il ministro Dario Franceschini ha letto oggi nella sala Spadolini del Collegio Romano, la sede del Ministero nella capitale, il responso della commissione deputata alla designazione presieduta da Stefano Baia Curioni.
Le altre motivazioni della scelta sono state:
- La capacità di Parma nel “coordinare un sistema complesso”;
- “L’attivo coinvolgimento delle imprese” nel progetto;
- “La relazione con università e ricerca”;
- L’aver saputo individuare “lo stretto rapporto tra rivitalizzazione urbana e cultura”;
- ll “coinvolgimento dei giovani”;
- La particolare abilità nella “promozione musicale”.
“Sono più emozionato oggi che il giorno delle elezioni, mi avete lasciato senza parole”, ha detto il sindaco della città, Federico Pizzarotti, subito dopo la proclamazione. “La candidatura è stata comunque importante per tutte le città candidate. Presentarla significa sedersi ad un tavolo per organizzare un progetto di città”, ha aggiunto complimentadosi anche con gli altri Comuni in gara.
Dopo Palermo quest’anno e Matera nel 2019 (quest’ultima è stata in realtà investita del ruolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno prossimo già da tempo), sarà quindi emiliana la Capitale Italiana della Cultura.
Le altre città in gara e i pronostici della vigilia
Oltre a Parma, partecipavano alla competizione anche Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.
La scelta finale è giunta a sorpresa per molti iscritti al Touring Club Italiano. Un sondaggio dell’associazione aveva infatti premiato, con un certo vantaggio sulle altre cuittà, Agrigento, con il 37,6% dei voti. Seguivano Bitonto (21,4%) e Casale Monferrato (18,8%). Parma arrivava solo al 5° posto con il 5,6% dei voti. Alla rilevazione hanno partecipato 35mila persone.