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HomeEsteri Caos in Venezuela: il ponte della speranza per scappare dalla crisi

Crisi profonda in Venezuela
Il ponte "Simon Bolivar"
per scappare dalla crisi

Quasi 40mila le persone in fuga

Tra i problemi d'inflazione e sanità

di Valerio Cassetta13 Febbraio 2018
13 Febbraio 2018

Sono quasi 40mila i venezuelani che ogni giorno attraversano il ponte internazionale “Simon Bolivar” in direzione Cucuta. La città boliviana, unita dalla costruzione a San Antonio di Tachira in Venezuela, è la nuova meta dei cittadini disperati in fuga dal regime chavista. Quotidianamente ormai si crea una fila infinita di persone che, non appena si apre il confine, con i primi raggi del sole, che puntano a superare il confine. Un tempo andavano per tornare. Oggi il ritorno è previsto sempre meno.

Qualcuno va alla ricerca di cibo e medicine da riportare a casa. Altri invece non riescono a vedere un futuro stabile nel proprio Paese e lo cercano in quello vicino. Secondo le statistiche sembra che oltre 600.000 venezuelani siano arrivati in Colombia per restarci. La metà di questi solo negli ultimi sei mesi. Insomma, una vera e propria crisi umanitaria. Le immagini dall’alto del ponte Bolivar sono impressionanti. Gente con le valigie in spalla, pronta ad incamminarsi e terrorizzata dalle precarie condizioni del Venezuela.

Al via vai di persone, tra cui contrabbandieri di cibo e benzina al confine, la Colombia ha deciso di mettere mano. Il governo di Juan Manuel Santos ha abolito il semplice certificato che permetteva ai migranti di muoversi liberamente e senza limiti tra le frontiere. Tuttavia, Santos ha affermato che la Colombia continuerà a ricevere «los hermanos» del Venezuela con generosità, sottolineando la difficoltà nel gestire la situazione e giustificando l’impiego di migliaia di soldati per il controllo dei confini.

Il valico era stato chiuso dall’agosto del 2015 al luglio del 2016 dal venezuelano Nicolas Maduro, successivamente fu riaperto a tempo. Intanto, il governo colombiano biasima Maduro per la crisi, ritenendolo responsabile dell’inflazione e della mancanza nel suo Paese di beni di prima necessità. Senza dimenticare la tragica la situazione della sanità, che è carente di medicinali sia nelle farmacie che negli ospedali.

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