È caos in merito agli stipendi della Juventus nell’ambito dell’inchiesta Prisma. Secondo l’accusa, sono state due le manovre effettuate dai vertici societari per alleggerire il bilancio, una risalente alla stagione ’19-’20, l’altra al ’20-’21. La prima, in particolare, consisteva nella rinuncia dei giocatori di una mensilità e nel posticipo di altre tre. L’accusa, però, ritiene che la Juventus non abbia registrato subito le “scritture di riduzione”, facendole così gravare sul bilancio successivo.
Le parole di calciatori e dirigenti
A raccontare questo retroscena sono stati gli stessi calciatori, riferendo inoltre che la richiesta iniziale della società, respinta dalla squadra, fosse di rinunciare a ben quattro mensilità. Il direttore sportivo Federico Cherubini, in uno scambio di battute con Fabio Paratici, faceva però notare la necessità di tagliare ulteriormente gli stipendi. Dalle chat private tra l’ex capitano, Giorgio Chiellini, e il presidente Agnelli, in cui il difensore bianconero fungeva da portavoce della squadra, sono emersi poi altri dettagli. “Non si andrà oltre l’uno” (mese di stipendio ndr) e i restanti tre mesi saranno redistribuiti sui contratti in essere dalla stagione 20-21″, è quanto risulta dalle intercettazioni.
I bianconeri rischiano una “Calciopoli bis”
La Juve rischia grosso. Come riferito questa mattina a Radio Anch’io dall’avvocato Mattia Grassani, infatti, l’indagine in corso è una delle più pesanti della storia in ambito sportivo, anche peggio di Calciopoli, e “Può portare all’esclusione del campionato e alla retrocessione”. Tuttavia, il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ha risposto a chi parla di “Calciopoli bis” dicendo che “il rischio di un nuovo 2006 non c’è e che ci penseranno le indagini a chiarire tutto”.