SEUL – Nella giornata dell’11 dicembre guardie di sicurezza hanno ostacolato l’ingresso della squadra investigativa speciale della polizia sudcoreana incaricata di perquisire gli uffici del presidente Yoon Suk-yeol, indagato per insurrezione e abuso d’ufficio dopo il fallito tentativo di imporre la legge marziale il 3 dicembre.
“L’irruzione è iniziata e abbiamo ottenuto l’accesso per le perquisizioni alla parte dei servizi civili. Al momento non siamo in grado di entrare nell’edificio principale per le restrizioni imposte dalle guardie di sicurezza presidenziali”, ha riferito la polizia, secondo i media locali.
Al vaglio degli agenti della squadra speciale ci sono anche le sedi dell’Agenzia della polizia nazionale, la Seoul Metropolitan Police, e della polizia dell’Assemblea nazionale. Nel corso di un’audizione parlamentare, il capo dell’ufficio di indagine sulla corruzione per alti funzionari, Oh Dong-woon, ha riferito che “è in corso un’indagine approfondita” e sono al vaglio del riesame le “ipotesi d’arresto”. Rispondendo poi alla domanda più specifica su un eventuale possibilità di arrestare Yoon, il procuratore capo ha risposto esternando “una sua forte volontà” a procedere con la misura.
L’ex ministro della Difesa tenta il suicidio in carcere
L’ex ministro della Difesa sudcoreano Kim Yong-hyun ha tentato di togliersi la vita in un carcere a Seul, dove è detenuto con l’accusa di insurrezione. Lo riporta l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, riferendo quanto detto da Shin Yong-hae, il capo del centro penitenziario, durante un’udienza parlamentare: Kim “è detenuto “in una cella di protezione e la sua salute rimane stabile”.
Sul caos istituzionale che ha stravolto la repubblica di Seul è intervenuto anche il capo del regime nordcoreano, Kim Jon-Un che ha definito “scioccante” il tentativo da parte del “governo fantoccio” di Yoon e “della sua dittatura fascista di imporre la legge marziale” e di “brandire senza esitazione coltelli e pistole”.