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Cantone da Vespa: “Il Campidoglio? Non pensavo a una macchina così corrotta”

di Anna Bigano18 Settembre 2015
18 Settembre 2015

raffaele-cantone

«Onestamente non immaginavo ci potesse essere un coinvolgimento così profondo della macchina comunale. Potevo immaginare che alcuni politici fossero coinvolti o che ci fosse corruzione ma una macchina così pervasa no». In collegamento con Porta a Porta, ieri sera, Raffaele Cantone non risparmia le critiche. Intervistato da Bruno Vespa, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione è sembrato quasi meravigliato del quadro impietoso dalla relazione sugli appalti nella Capitale da lui stesso appena consegnata alla Procura di Roma. Fra il 2011 e il 2014, nel corso delle ultime due amministrazioni, osserva l’Anac nelle 140 pagine del testo, molti appalti sono stati affidati senza gara, anche in assenza dei requisiti previsti per legge. Un sistema opaco e malfunzionante, con bilanci comunali approvati con ritardi di mesi, proroghe continue, oltre cento centri di costo (quelli cioè titolati a fare appalti). E anche se fra procedure non corrette e corruzione non esiste necessariamente un collegamento diretto, un clima del genere è l’ideale per permettere al malaffare di prosperare.
Fra la giunta Alemanno e quella Marino, ha spiegato Cantone, segnali di discontinuità nettissimi ci sono stati, ma ancora non basta: «La nostra attività ispettiva continuerà – ha detto – perché noi vogliamo capire se i meccanismi che hanno consentito di sviluppare questo vero e proprio sistema di illeciti amministrativi sia stato messo in discussione poi dagli interventi successivi, cioè se le misure dell’assessore Sabella e del nuovo segretario generale siano in grado di evitare il verificarsi di fatti di questo tipo».
Sempre dal salotto di Vespa, dall’ex sindaco Alemanno è arrivata la precisazione rispetto ai dati forniti da Cantone: «Nei due anni e mezzo della nostra amministrazione su quasi su cinque milioni di appalti ben tre sono stati dati con gara ad evidenza pubblica. Il vero boom di procedure negoziali e trattative private dell’amministrazione capitolina è avvenuto sotto la giunta Marino, non sotto la nostra, quando sono diventate l’87% del totale». La spesa dell’attuale amministrazione è stata molto più contenuta, 1 miliardo e 400 milioni di euro circa in un anno e mezzo: «Ma noi – si è difeso ancora Alemanno – abbiamo dovuto affrontare molte emergenze, dalla straordinaria nevicata a Roma all’esondazione dell’Aniene, fino all’esplosione del problema degli immigrati. La nostra percentuale di procedure negoziali è nella media dei grandi comuni italiani e tra l’altro è nettamente inferiore a quella del comune di Firenze amministrata da Matteo Renzi nello stesso periodo».
E mentre continua la guerra di cifre e il rimpallo delle responsabilità, l’aneddoto che meglio descrive il collasso della macchina amministrativa capitolina è forse quello raccontato dall’assessore alla Mobilità Stefano Esposito: «È venuta da me una delle mie dirigenti più brave e mi ha detto: “Noi non possiamo fare gli appalti”. Quando le ho chiesto il perché, mi ha risposto: “Non siamo più capaci di farli”».

Anna Bigano

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