“Un attacco terroristico contro i musulmani”. Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, ha definito così la sparatoria avvenuta nella notte a Quebec City. Nella moschea della città, infatti, sei persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite, quando alcuni uomini hanno aperto il fuoco su decine di fedeli riuniti in preghiera. L’attacco, secondo le ricostruzioni, è avvenuto intorno alle 20 (ora locale), precisamente nella sezione maschile del luogo di culto, nella quale erano presenti più di cinquanta persone. Un testimone, inoltre, ha riferito a “Radio Canada” di aver visto due uomini coperti da una maschera nera parlare con un “marcato accento del Quebec”.
Immediata la reazione del presidente del centro culturale islamico, Mohamed Yangui, sconvolto per l’accaduto: “Perché sta accadendo qui? È una barbarie”. Nel giugno scorso, durante il ramadan, davanti all’ingresso del luogo di culto situato in via Sainte-Foy, era stata lasciata una testa di maiale. Un avvertimento connesso alla strage? Difficile dirlo, ma negli ultimi anni in Quebec gli episodi di “islamofobia” si sono moltiplicati. Non è escluso che siano legati al dibattito politico sul bando al “niqab”, indumento femminile di colore nero che copre la testa e l’intera figura lasciando scoperti soltanto gli occhi.
Intanto, la polizia, che ha già aperto un’indagine per terrorismo, ha reso noto che due persone sono state arrestate e che potrebbero esserci altri complici in fuga. Nel Paese però cresce la preoccupazione, considerando che la matrice dell’attacco non è ancora stata chiarita. Trudeau su Twitter ha manifestato il proprio cordoglio: “Stasera i canadesi piangono le persone uccise in un vile attacco a una moschea di Quebec City. Il mio pensiero va alle vittime e ai loro familiari”. Poi in un comunicato ha condannato la vicenda, parlando di “attentato terroristico contro musulmani che erano in un luogo di culto e rifugio”.