Quanto è importante il target dei giovanissimi per i vostri clienti?
“Dipende dal cliente. Ogni profilo vanta un linguaggio e un pubblico diverso. Uno degli errori più comuni è proprio quello di proporre una stessa piattaforma senza analizzare seriamente il profilo del candidato. Se è vero che le campagne diventano giorno dopo giorno più multicanale, altrettanto è che diventa sempre più importante la selezione del canale giusto. Le dirette Instagram o l’utilizzo di Snapchat per un Senatore alla terza candidatura, potrebbe essere deleterio. Il target dei giovanissimi può essere utile e molto importante, per un profilo che possa attrarli al voto o sviluppare viralità coi diversi strumenti web di loro interesse.”
Quindi le campagne online sono volte ad acchiappare i voti dei giovanissimi?
“Poco. I giovanissimi votano molto meno degli anziani, e il linguaggio dei social network – breve, immediato, molto più visual e sempre più video – è molto più complesso da orientare verso l’elaborazione del consenso elettorale rispetto alla scrittura o al media tradizionale. Per questo appare ancora oggi più funzionale investire sui media tradizionali, per molte campagne. Sarebbe diverso per un candidato con un pubblico naturalmente giovanissimo: ma il difficile è proprio trovarlo.”
Immagino sia un periodo di lavoro intenso per la sua agenzia, quali sono i servizi più richiesti dall’ambito politico?
“Durante la campagna elettorale, il coordinamento della campagna stessa. Che significa la gestione delle tre risorse limitate di ogni campagna: economiche, umane, temporali. Sono molte le agenzie di comunicazione che si affacciano alla politica: ma vendere un prodotto non c’entra nulla col produrre consenso. Il rischio, molto spesso concreto, è di una comunicazione appiattita su messaggi e strumenti standard che non faccia emergere il candidato nel rumore di fondo della campagna elettorale.”
Com’è cambiata la campagna elettorale online rispetto alla precedente in termini di utilizzo dei social media?
“Moltissimo. Sono cambiati i social, sono cambiati gli utenti – l’età media di Facebook si è alzata, per fare un esempio – ed è cambiato il linguaggio. Oggi, a differenza di qualche anno fa, una parte del budget è sempre investito nei social media: anche se dalle campagne americane o europee degli ultimi tempi siamo ancora molto lontani.”
E le instagram stories?
“Raccontano un momento, uno svago, la storia – per l’appunto – quotidiana di una persona. Appare difficile percepire la spontaneità di un politico in pochi secondi, tanto più elaborarne un consenso elettorale efficace. Paradossalmente, il pubblico delle stories potrebbe essere più incuriosito e incentivato al voto osservando qualche momento che non racconta nulla dell’attività politica, ma dei valori della persona. Il voto è prima di tutto un transfer emotivo: nulla come la condivisione di valori è più efficace all’orientamento al voto, ben più di qualsiasi programma elettorale. Può essere utile una storia, appunto: ma ricaschiamo nel più classico e antico degli storytelling. Pur con lo strumento modernissimo – e brevissimo, quindi complesso – delle “stories”.”