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HomeEsteri Camera dei Comuni dà l’ok alla Brexit. Ora tocca ai Lord

Brexit, via libera
della Camera dei Comuni
maggioranza schiacciante

Ora il passaggio alla Camera dei Lord

mentre il Partito Laburista si spacca

di Giulia Torlone09 Febbraio 2017
09 Febbraio 2017

Union flags displayed on a tourist stall, backdropped by the Houses of Parliament and Elizabeth Tower containing the bell know as Big Ben, in London, Wednesday, Feb. 8, 2017. Britain's House of Commons is set to approve a bill authorizing the start of exit talks with the European Union a major step on the road to Brexit. The bill sailed through an earlier vote last week 498-114 and is very likely to pass its final Commons test Wednesday evening. (ANSA/AP Photo/Matt Dunham) [CopyrightNotice: Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.]

Theresa May incassa un grande successo. Nella votazione di ieri sera alla Camera dei Comuni, la Brexit passa con una larga maggioranza. La premier ottiene così la possibilità di invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che dà il via ai due anni di negoziati con Bruxelles per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ora la decisione passerà al vaglio della Camera dei Lord, in un iter che si preannuncia senza grandi sorprese.

Si è chiusa così la pratica della Legge di Notifica del Ritiro dall’Ue (European Union Notification of Withdrawal Bill) con uno schiacciante voto favorevole: 494 a 122. Significativo il fatto che nessuno degli emendamenti presentati in precedenza dalle opposizioni sia passato. Neanche il paletto che, a detta del Partito Laburista, era considerato fondamentale: quello che mirava a fissare per iscritto a priori gli impegni del governo a tutela, anche in futuro. dei cittadini Ue residenti nel Paese. Al netto del no degli scozzesi dell’Snp, che vorrebbero rilanciare la questione “secessione”, la maggioranza ha tenuto bene.

Spaccatura nel Labour – Il voto alla Camera dei Comuni spacca i laburisti. Il leader Jeremy Corbyn aveva sostanzialmente ordinato ai suoi deputati di allinearsi al governo e votare a favore della Brexit. Un quarto dei labour però non ha ascoltato queste indicazioni e ha votato contro. Tra questi ci sono figure chiave del partito, come i ministri ombra Clive Lewis e Diane Abbott, recalcitranti all’idea di allinearsi al governo.

Le direttive di Corbyn sono dipese dalla volontà di non perdere quei voti (un terzo, secondo i sondaggi) degli elettori laburisti favorevoli alla Brexit, temendo che potessero passare in massa all’Ukip, partito euroscettico per eccellenza. Così facendo ha scontentato gli altri due terzi degli elettori e gran parte dei propri parlamentari, creando una spaccatura interna che potrebbe portare all’ennesima scissione nella sinistra inglese, già indebolita e priva di una forte identità.

Corbyn però, per il momento, non sembra voler lasciare il suo posto e non prende minimamente in considerazione le dimissioni. Anzi, in un tweet annuncia: “Real fight starts now”. La base del partito però non ci sta e accusa il leader di non aver iniziato la battaglia a tempo debito, ovvero il 23 giugno, quando il referendum ha sancito che il popolo UK si chiamava fuori dall’Europa.

La palla ora passa alla Camera dei Lord, quella dei non eletti, dove all’interno ci sono numerosi oppositori alla Brexit. Il testo, non avendo subito alcuna modifica nella votazione di ieri, potrebbe incontrare qualche difficoltà in questo secondo passaggio. La legge tornerà poi alla Camera dei Comuni per avere l’approvazione finale. Theresa May, dunque, incassa un doppio successo, con una maggioranza che tiene ed una sinistra dilaniata da dissidi interni.

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