Scattano le manette nel mondo del calcio. Di nuovo. L’ultimo atto dell’inchiesta sul calcioscommesse ha portato all’arresto questa mattina di 19 persone, tra cui personaggi eccellenti come il capitano della Lazio Stefano Mauri e l’ex bandiera del Genoa Omar Milanetto. E, soprattutto, all’iscrizione nel registro degli indagati del nome più eclatante, l’allenatore della Juventus Campione d’Italia Antonio Conte. Sono state perquisite anche l’abitazione di Sergio Pellissier, attaccante del Chievo, e l’ufficio del Presidente del Siena Massimo Mezzaroma.
Perquisito l’allenatore della Juventus. Il coinvolgimento di Conte fa un gran baccano. Nei giorni scorsi il Procuratore federale Stefano Palazzi era stato bersaglio di forti critiche per non aver ancora interrogato l’allenatore della Juventus. Conte era stato chiamato in causa il 29 febbraio scorso dall’ex giocatore del Siena Filippo Carobbio. Che ci era andato giù pesante, accusandolo di essere a conoscenza di una combine tra il Siena e il Novara per terminare la partita in parità, il 30 aprile 2011. La confessione di Carobbio avrebbe dovuto far da spinta perché le bocche si schiodassero, e altri giocatori cominciassero a denunciare i guasti che il calcio italiano nasconde. Ma pochi, per ora, hanno vuotato il sacco. Stamattina comunque agenti di polizia hanno bussato alla porta dell’allenatore campione d’Italia, con un mandato di perquisizione, e hanno sequestrato diverse pennette Usb e altri supporti digitali. Conte, che si è sempre detto “tranquillo”, è ora indagato per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva.
Blitz a Coverciano, nel ritiro della Nazionale. Sono 19 i provvedimenti d’arresto emessi dal gip Guido Salvini. Potevano essere venti secondo la Procura di Cremona, ma il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta d’arresto dell’attaccante del Genoa Giuseppe Sculli. Le forze dell’ordine hanno fatto visita anche al centro tecnico di Coverciano, dove la Nazionale è in ritiro in vista degli Europei, per consegnare l’avviso di garanzia a Domenico Criscito, ex difensore del Genoa. Il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha perquisito anche la sua casa di Nervi, nel levante genovese. Come Conte, anche Criscito è indagato per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Per oggi era prevista la diramazione della lista dei convocati per gli Europei 2012. Al ct Prandelli toccherà prendere tempo.
Una delle partite truccate secondo gli inquirenti è l’ormai famosa Lazio-Genoa dello scorso campionato, finita 4 a 2. Uno degli incontri tra gli zingari e i giocatori genovesi è documentato da foto scattate dagli investigatori, che erano sulle tracce di un pregiudicato bosniaco, Safet Altic, coinvolto in un’inchiesta di traffico di droga. Il 10 maggio 2011, pochi giorni prima della partita conla Lazio, Altic incontrò in un ristorante di Genova alcuni giocatori e capi ultras rossoblù, tra cui Sculli, Criscito, Massimo Leopizzi e Fabrizio Fileni (due tifosi). La riunione, tenutasi a serrande abbassate, trattava, secondo gli inquirenti, della partita con la Lazio.
L’asse Budapest-Cremona. Perquisizioni, arresti e sequestri disposti quindi all’alba di oggi dalla Procura di Cremona, titolare dell’inchiesta Last Bet. “La storia di quattro scommettitori sfigati”, come la definì qualcuno, s’infittisce, e dimostra che gli scommettitori proprio quattro non erano. Perché le persone indagate sono quasi 150. E perché, alle bande criminali già scoperte dai pm lombardi – quella dei bolognesi e quella degli zingari – se n’è aggiunta una terza: quella degli ungheresi. Una banda che era riuscita a saldarsi con l’organizzazione di Gegic e Ilievski (i due superlatitanti slavi dell’inchiesta). Alcuni di loro sono stati arrestati, e gli atti degli inquirenti ungheresi sono poi giunti a Cremona qualche mese fa. Non è stato difficile per i pm lombardi incrociarli con quelli che avevano già raccolto da un anno a questa parte, e capire che buona parte delle somme giocate su partite italiane passava, e si fermava, a Budapest.
Tempi duri quindi per il calcio italiano, che esce ancora una volta in ginocchio per vicende giudiziare. Tempi duri anche per molti calciatori, che vedono sempre più vicina la porta. Non del campo, stavolta, ma del carcere.
Claudio Paudice