Nell’ipotesi che il campionato dovesse riprendere, si pone il problema della ristrettezza dei tempi: tutto per cercare di concludere entro i primi di agosto le 124 gare che mancano alla chiusura della stagione in serie A.
Il rischio infortuni.
Una ripresa così veloce, soprattutto dopo che i giocatori sono stati fermi a causa dell’emergenza Covid-19, alimenta le preoccupazioni per i possibili infortuni. Benzina sul fuoco ha gettato uno studio della piattaforma inglese Zone7, che collabora con 35 squadre di calcio professionistiche in tutto il mondo. Secondo la ricerca, citata da Bbc Sport, giocare otto partite in appena trenta giorni aumenta l’incidenza dei problemi muscolari del 25% rispetto a giocarne da quattro a cinque nello stesso lasso di tempo. Questo perché nell’arco di una stagione soltanto il 4% dei giocatori si trova ad affrontare ritmi così serrati.
I più esposti al rischio sono i club di vertice, come il Manchester City, che – se verrà confermata la ripartenza dal prossimo 20 giugno – dovrebbe affrontare 13 partite in 49 giorni in Premier League. Oltre a ciò, bisogna aggiungere il completamento della Champions League, che è ancora ferma agli ottavi di finale.
Flaminia Ronca, fisiologa presso l’Institute of Sport, Exercise and Health, dipartimento dell’University College di Londra, sta lavorando con i giocatori della Premier per valutare a quali rischi vanno incontro: “è possibile che abbiano perso fino al 15% della forma fisica, che ora devono riguadagnare in brevissimo tempo. Gli allenatori dovranno essere molto creativi e combinare i metodi di allenamento più efficaci con quelli di prevenzione degli infortuni più sicuri”.
Lo stesso problema si registra in Germania. In Bundesliga è stato dato il via libera per riprendere il 7 maggio, appena nove giorni prima del calcio d’inizio. La conseguenza è stata che ben otto giocatori hanno riportato infortuni nelle sei partite del 16 maggio. Esaminando i dati di undici squadre professionistiche di prima divisione delle ultime due stagioni, Zone7 ha scoperto che quando il periodo di preparazione si accorciava, a causa di un torneo internazionale o dell’ingresso in una competizione europea, il 75% dei giocatori pativa una maggiore percentuale di infortuni nella prima metà della stagione rispetto a quelli che avevano avuto più tempo per pianificare gli allenamenti. Un programma pre-stagionale standard dovrebbe durare almeno trenta giorni.
Nel nostro paese, tutti gli occhi sono puntati sul rossonero Zlatan Ibrahimovic, che due giorni fa si era seriamente infortunato a Milanello, durante la partitella di fine seduta. Il forte dolore al polpaccio ha fatto temere il peggio, cioè una lesione del tendine d’Achille, che avrebbe voluto dire stagione finita per lui. Invece gli esami hanno evidenziato soltanto uno stiramento al muscolo del polpaccio destro, mentre il tendine è perfettamente integro. Questo comporta un mese di stop, o forse qualcosa di più. In ogni caso sono già iniziate le terapie. Il Milan predica però la massima cautela, visto il tour de force previsto da un calendario in via di definizione: è perciò difficile immaginare Ibrahimovic in campo alla ripresa della serie A, qualora dovesse essere confermata la data del 20 giugno.
Il problema delle temperature.
Ci sono tutti i presupposti per affermare che la ripartenza sarà un vero e proprio tour de force. Oltre ai tanti impegni ravvicinati e alla preparazione affrettata, a contribuire in modo sfavorevole sarà il caldo. Soprattutto a luglio, con le estati che negli ultimi anni si sono fatte sempre più torride per il riscaldamento globale.
Molte partite si dovranno tenere alle 16:30. “Non ci sono precedenti, non abbiamo mai affrontato una situazione simile. Dovremo appellarci alla capacità di adattamento – ha dichiarato Claudio Ranieri, tecnico della Sampdoria -. Fortunatamente la regola delle cinque sostituzioni è stata approvata. Ci aiuterà”. E poi si potrà fare ricorso ai “cooling break”, le pause rinfrescanti lungo i novanta minuti.
La questione è stata affrontata di recente anche da Enrico Castellacci, presidente dei medici del calcio ed ex medico sociale della Nazionale: “È difficile giocare alle 16:30 in estate, fa molto caldo. Ricordo il mondiale in Brasile, c’era un tasso di umidità del 90% all’una del pomeriggio. Sono condizioni difficili da sopportare. È un orario che andrebbe evitato”.
Anche il sindacato è perplesso e Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, ha inserito il tema delle alte temperature tra le “criticità” in vista della ripresa, per la quale si indicano i fine settimana del 13/14 o 20/21 giugno. La voce della verità sull’aria che si respira nel mondo del calcio al momento, viene da Daniele Gastaldello, capitano del Brescia: “Giocare alle 16:30 è scandaloso. Siamo esseri umani, non macchine”.