Nella sua ultima intervista al campionato del 23 agosto 2019, Gianni Mura, dalle colonne di Repubblica, aveva profetizzato tante cose: Pavoletti e Quagliarella migliori realizzatori, Musso miglior portiere, Chiellini e Koulibaly migliori difensori, e così via. Non aveva pensato, e nessuno avrebbe potuto farlo, che questa Serie A potesse vivere un periodo di incertezza così lungo, dovuto alla pandemia che ha colpito l’Italia e tutto il mondo. Anche alcune squadre di calcio, tra le cui fila qualche positivo al Covid-19 ce l’hanno avuto. E ripartire o non ripartire resta quindi il vero dilemma da risolvere in questa fase.
Intanto è arrivato il via libera alla ripresa degli allenamenti di squadra dal 18 maggio, un segnale positivo a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, che rincuora soprattutto i tanti tifosi che sono in astinenza da rettangolo verde dagli inizi di marzo. Un segnale positivo che si deve accompagnare a un’indicazione che il Comitato tecnico scientifico ha fatto pervenire direttamente al mondo del calcio, nelle stanze delle Figc guidata da Gabriele Gravina: le squadre e i membri degli staff tecnici dovranno rimanere in isolamento per 15 giorni dopo la ripresa degli allenamenti di gruppo. Tempo utile, secondo i tecnici, per valutare la possibile ripresa delle partite, a porte chiuse, ovviamente.
L’ultima parola, in ogni caso, spetterà a Vincenzo Spadafora, il ministro dello Sport, che lega a doppio filo il calcio al numero dei contagi. Se dovessero aumentare, be’, in quel caso isolamento o no, la Serie A rimarrà così: una storia bella, ma senza un finale, con buona pace di tutti gli appassionati, i tifosi, i calciatori, i dirigenti e anche di chi lavora nell’ombra. Quelle stesse persone che più di tutti soffrono e soffriranno questo lungo stop.