Il parziale dietro-front del governo italiano in tema deficit, garantendo uno sforamento del 2,4% solo per il 2019, riporta una, seppur parziale, serenità sui mercati. A cominciare dallo spread: se ieri sera il differenziale di rendimento fra i buoni del tesoro italiani e i corrispettivi bund tedeschi aveva concluso la giornata a 302,5 punti base, oggi i listini finanziari rispondono positivamente alle promesse italiane di mantenere il deficit del 2,4% solamente per l’anno 2019. Da giovedì 27 settembre, giorno in cui il governo Conte aveva presentato la nota di aggiornamento al DEF, lo spread è passato da 235 punti, e con un rendimento decennale del 2,88%, a un reddito del 3,44% guadagnando quasi 70 punti base.
Stamattina la piattaforma Bloomberg aveva aperto con un differenziale BTP-Bund di 284 punti e un rendimento del 3,30%. A Piazza Affari la borsa di Milano è stata, per lunghi tratti della mattinata, la migliore d’Europa, segnando un rialzo dell’1%: brilla il comparto bancario, da sempre il più suscettibile alle variazioni dello spread, con MPS che segna un rialzo del 2,8%, Banco BPM del 4 e Carige addirittura del 5%. Poco prima delle 11 di questa mattina però il differenziale è tornato a crescere, sfiorando il tetto dei 300 punti e attestandosi a quota 291: in rialzo, ma comunque undici punti base sotto il record toccato ieri.
Stamane inoltre il Centro studi di Confindustria ha espresso il suo punto di vista sulla situazione del Paese, prevedendo la crescita del prodotto interno lordo italiano “all’1,1% nel 2018 e allo 0,9% nel 2019”: secondo Andrea Montanino, capoeconomista dell’associazione degli industriali, sulle stime pesano l’incertezza sulla “capacità del Governo di incidere sui nodi dell’economia” e sulla “sostenibilità del contratto di Governo” che causa “meno fiducia degli operatori”, cui si aggiunge la corsa dello spread. Secondo il centro studi della Confederazione generale dell’industria italiana, il nostro Paese ora corre due rischi: “Che i mercati reagiscano e si abbia un ulteriore aumento dello spread e che l’Ue apra una procedura di infrazione”. Secondo Confindustria infine è necessario e cruciale un “percorso del rientro del debito pubblico dopo quattro anni persi, attraverso misure che incidano sulla dinamica del Pil”, soprattutto per “rassicurare i risparmiatori che investono nel debito pubblico del Paese evitando che i primi segnali già osservati di uscita di capitali dall’Italia si possano trasformare in un pericoloso trend”.