Volge al termine, in questi giorni, la Mostra del Cinema di Venezia. I riflettori, però, restano puntati su Dove cadono le ombre, definito all’unanimità il film più coraggioso di questa 74esima edizione. A metà tra sguardo documentaristico e risvolto drammatico, la prima opera di Valentina Pedicini tratta di uno dei tanti crimini dimenticati compiuti in nome dell’eugenetica.
Siamo in Svizzera, nel pieno Novecento, quando inizia un’operazione di sterminio scientifico dell’etnia Jenish, anche noti come “zingari bianchi”. Bambini piccolissimi vengono sottratti alle famiglie e “riprogrammati” in ospedali psichiatrici attraverso abusi di ogni tipo. Anni dopo in uno di questi istituti, riconvertito a ospizio, una di loro ormai cresciuta e diventata infermiera rincontra la sua dottoressa-carnefice, invecchiata. Sullo schermo la regista italiana ritrae un confronto durissimo e crudele, in cui il dolore conoscerà infine solamente vittime.
La Pedicini, già nota per i suoi documentari, ha mostrato il suo lavoro a una delle poche sopravvissute alla tragedia, la scrittrice Mariella Mehr, descrivendo l’evento come “un’emozione straordinaria”. Dove cadono le ombre è in lizza anche per il Faro D’Oro nella IX edizione dell’Otranto Film Fund Festival, che avrà inizio il 13 settembre. “Il mio è un film duro, ma spero ne venga riconosciuta l’onestà”.