L’incendio avvenuto il 23 giugno in una base in Florida ha portato il Pentagono a decidere di lasciare a terra tutti i caccia F35 disponibili, sia quelli in dotazione dell’Air Force sia quelli della Marina, a scopo precauzionale per nuove verifiche. Una misura di sicurezza necessaria per effettuare tutti i controlli necessari, come aveva riportato la Cnn nei giorni scorsi.
Secondo il portavoce del Pentagono le cause dell’episodio restano sotto osservazione, sono state ordinate altre ispezioni ai motori e il rientro in servizio è legato alle verifiche. Motori che, a quanto pare, avrebbero grossi problemi di perdita d’olio.
E’ la seconda volta in sedici mesi che gli F35 vengono fermati. I problemi riguarderebbero, secondo i media americani, i motori costruiti dalla ‘Pratt & Whitney’ e la decisione è scattata dopo l’incendio di fine giugno.
L’Italia, che aveva in programma di dotarsi dei caccia F35, nel frattempo ha sospeso il piano complessivo di acquisto, insieme ad altri Paesi europei e all’India.
Il commento del Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini è stato piuttosto neutro: “Non sta a me dare giudizi tecnici. La strategia italiana di difesa è sotto revisione, c’è una discussione anche su quali aerei comprare. Sicuramente anche noi avremo bisogno di riaggiornare i nostri strumenti militari, molti sono vecchi”.
Più esplicito il capogruppo Pd della commissione Difesa alla Camera, Gianpiero Scanu: “La nostra partecipazione al progetto non è in discussione. Considero però impossibile che si possa procedere all’acquisto anche di un solo aereo senza che ci sia un riconoscimento unanime della sicurezza e della praticabilità di questo strumento”. Il fronte politico contrario all’acquisto dei velivoli, nel frattempo, trae nuova forza dall’accaduto: il leader di Sel, Nichi Vendola, ha chiesto di destinare le risorse per gli F35 a “scuola e piano lavoro”.
Stelio Fergola