I fatti di cronaca più inquietanti, i casi di omicidio, le truffe o più genericamente quelle che vengono definite le brutte notizie hanno sempre avuto nel giornalismo una preminenza assoluta. Ma oggi le cose stanno cambiando. Il magma di pessimismo sembra essere diventato intollerante per molti lettori che ricercano invece positività e news capaci di infondere fiducia e spirito di emulazione. Il caso di un blog come “Buone notizie”, che in poco tempo è diventato il secondo più letto sul Corriere della Sera, sembra contrastare con il retaggio tradizionale del giornalismo italiano verso il pessimismo e le tragedie. Il buono dietro le notizie è stato il tema centrale del panel sponsorizzato da Coca-Cola Italia nell’ambito dell’ottava edizione del Festival internazionale del giornalismo che si è tenuto nel pomeriggio di ieri nella sala Priori dell’hotel Brufani a Perugia. Remo Lucchi (in foto), presidente onorario di Gfk Eurisko, ha illustrato alcuni dati. Il 75% degli italiani pensa che il futuro sia preoccupante ma nonostante questo negli ultimi anni è migliorato il livello delle aspettative. “Si stanno rivisitando gli stili di vita e sta andando in crisi la cultura dell’avere – ha dichiarato Lucchi – Si percepisce un maggiore senso critico dovuto soprattutto ad una crescita qualitativa della gente e all’affermazione di internet 2.0. Ilivello di istruzione, che si è alzato a ritmi vertiginosi, ha portato ad una maggiore consapevolezza di sé e ad un desiderio di partecipazione e apertura verso gli altri. Internet, invece, dal canto suo, ha dato la possibilità ai lettori di intervenire sull’offerta comunicativa e non riceverla passivamente”. In pratica secondo Lucchi oggi sembra che il web 2.0 aiuti le persone a non fermarsi al consumo ma a contribuire alla produzione. La logica dell’orizzontalità si è sostituita a quella della verticalità grazie all’equilibrio tra domanda e offerta. E tutto questo come si traduce sul versante della ricerca dell’informazione? “Le persone hanno iniziato a mettere al centro sé stesse, il proprio benessere e il proprio futuro – ha sottolineato Lucchi – C’è una maggior voglia di vita e di amore, perciò di buone notizie che li incoraggino”.
Luca De Biase de “Il Sole 24 Ore” è convinto che la felicità non sia legata ai beni monetari. “Le relazioni che hanno valore di felicità sono quelle che hanno alla base un progetto comune di condivisione”, ha spiegato. E nel caso dei media è il progetto giornalistico nella sua totalità che deve essere buono, non la singola notizia. L’esigenza di ascoltare spunti positivi serve per guardare avanti con ottimismo e per permettere ai giovani di sperare in un futuro migliore.
Maria Lucia Panucci