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Bullismo e cyberbullismo
Uno studente su quattro
si sente vittima di violenze

I dati del ministero dell'Istruzione

1.493 denunce in quattro anni

di Samuele Avantaggiato05 Febbraio 2024
05 Febbraio 2024
report bullismo

Foto by Pixabay

ROMA – Più di uno studente su quattro dichiara di essere stato o di essere ancora vittima di bullismo, mentre l’8% su un campione di 185 mila allievi delle scuole superiori dice di aver subito atti di cyberbullismo. Sono i risultati di un monitoraggio del ministero dell’Istruzione e del Merito relativo all’anno scolastico 2022/2023. 

Al Senato una nuova proposta di legge

A preoccupare è l’aumento degli atti sistematici. Si tratta di tutte quelle situazioni ripetute nel tempo, che possono incidere maggiormente sulla psicologia e sulla vita sociale dei ragazzi. Ma la lotta contro questi fenomeni acquisisce nuovi strumenti di contrasto. Al Senato, infatti, approda in settimana la proposta di legge su prevenzione e contrasto al bullismo e cyberbullismo. Il testo, già approvato in prima lettura alla Camera, contiene le nuove disposizioni che integrano la legge 71 del 2017, dedicata in modo specifico al bullismo online.

Nei sondaggi coinvolti anche gli aggressori

Il monitoraggio online del ministero dell’Istruzione coinvolge tutte le scuole col fine di valutare l’estensione del fenomeno. La novità più importante è che i sondaggi effettuati negli ultimi tre anni riguardano non solo le vittime, ma anche gli aggressori. Per il cyberbullismo, la percentuale di ragazzi che dice di aver preso parte attivamente alle violenze è pari al 7%, di poco inferiore a quella delle vittime (8%). 

La Polizia postale e il calo dei cyberbulli

I casi di cyberbullismo rilevati dalla Polizia postale negli ultimi quattro anni sono stati 1.493 e, dopo l’apice raggiunto nel 2021 (464), si sono via via ridotti fino a scendere ai 291 del 2023. Sui dati, il commento del direttore della Polizia postale Ivano Gabrielli: “Non c’è una spiegazione univoca del calo. Le restrizioni del lockdown avevano amplificato la presenza dei ragazzi in rete: il ritorno alla vita normale può quindi aver influito così come l’opera di sensibilizzazione che portiamo avanti da anni insieme con le scuole. Potrebbe infatti essere cresciuta la capacità di intervento di soggetti intermedi in grado di ridurre o rendere non più utile il ricorso alle forze di polizia. Ma ci potrebbe anche essere una scarsità di denunce”. 

 

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