TEL AVIV – Niente più visti da parte di Israele ai funzionari Onu perché “è arrivato il tempo di dare loro una lezione”. È dura la reazione di Gilad Erdan, l’ambasciatore israeliano delle Nazioni Unite, alle parole del segretario generale Antonio Guterres secondo cui gli attacchi di Hamas non sarebbero totalmente immotivati. Un monito, quello di Erdan, già concretizzato in realtà, visto che Israele ha “rifiutato il visto al sottosegretario per gli affari umanitari Martin Griffiths”.
Bufera Guterres
Al centro della bufera diplomatica tra Israele e l’Onu le parole pronunciate dal segretario generale Guterres all’incontro del Consiglio di sicurezza Onu tenutosi al Palazzo di Vetro il 24 ottobre. “È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla, il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, ha dichiarato il segretario Onu. Immediate le reazioni israeliane, con Erdan a chiederne le dimissioni ed Eli Cohen, il ministro degli Esteri, che si è rifiutato di incontrarlo.
La missione di Macron in Medio Oriente
Le missioni diplomatiche dell’Europa intanto continuano. Dopo essere volato a Tel Aviv per incontrare il governo israeliano, oggi 25 ottobre il presidente francese Emmanuel Macron si recherà in Egitto per incontrare il presidente Al Sisi. Nel corso di una parata a Suez, il leader egiziano ha sottolineato come l’unica via per la pace sia la diplomazia, ribadendo gli sforzi del suo Paese per gli aiuti ai palestinesi di Gaza. Ad assumersi un ruolo di rilievo sul fronte diplomatico anche il Qatar. Il consigliere israeliano per la sicurezza ha ringraziato il Paese per aver agevolato “soluzioni umanitarie”, riferendosi alla notizia trapelata da alcuni dirigenti qatarini circa possibili sviluppi nella liberazione degli ostaggi. Negli obiettivi di Macron, ora impegnato in un incontro con il re Abdallah II in Cisgiordania, un’alleanza anti Hamas come fatto in passato per l’Isis.
Le tensioni con l’Iran e l’ira di Ankara
Cresce la tensione tra Stati Uniti e Iran. Per la Guida suprema Ali Khamenei, Hamas non è un gruppo terrorista mentre gli Usa sono “i complici certi” delle atrocità “commesse dal regime sionista a Gaza”. Le mani dell’America, ha detto ancora Khamenei, sono “piene di sangue”. Se l’Iran parla di crimini atroci, non da meno è la Turchia, con il presidente Erdogan che accusa Israele di “crimini contro l’umanità premeditati”. Non solo. Per Erdogan i militanti di Hamas sono “dei liberatori” che combattono per la propria terra e “non dei terroristi”. Pur dichiarando di non avere problemi personali con lo stato di Israele, Erdogan ha comunque deciso di annullare la visita pianificata nel Paese. La richiesta del presidente turco è che ci sia un immediato cessate il fuoco non solo su Gaza ma tra tutti i territori in guerra. In tal senso ha proposto “un meccanismo di garanzia per la risoluzione del problema”, dove Ankara sarebbe tra le fila dei Paesi garanti, e una conferenza tra Palestina e Israele.
Hamas in cerca di alleati
Mentre l’occidente si compatta attorno a Israele, un vertice tra alti rappresentanti di Hezbollah, Hamas e Jihad islamica si è tenuto a Beirut, in Libano. A riferirlo la tv al Manar dello stesso partito armato libanese filo-iraniano, secondo cui i tre leader hanno deciso di continuare ad aggiornarsi quotidianamente per raggiungere “una vera vittoria” a Gaza e per “fermare la brutale e sleale aggressione contro i fratelli oppressi”.
Il monito del Papa
Con occhio vigile alla situazione in Medio Oriente, al termine di un’udienza generale Papa Francesco ha incoraggiato “il rilascio degli ostaggi e l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza”.