Comincia oggi il G20 finanziario di Buenos Aires, Argentina. Venti paesi fanno il punto del mondo sul fronte economico, oggi più nebuloso che mai. Un appuntamento reso infuocato dalla recente offensiva commerciale lanciata dall’amministrazione americana contro il resto del mondo (tranne Messico e Canada) e, nello specifico, contro l’Occidente. Dal 23 marzo, infatti, entreranno in vigore i dazi su acciaio e alluminio, del 25% e 10%, sui quali il presidente Donald Trump ha espresso soddisfazione. “Io penso all’America” ha commentato giorni fa.
La scorsa settimana un funzionario europeo aveva reso nota la possibilità di un’esenzione limitata offerta dagli Usa alla Ue. Lo sconto si applicherebbe qualora le importazioni europee mantenessero i livelli del 2017, al contrario oltre quella soglia verrebbero applicati i dazi. Il fronte della Commissione, però, compatto ha richiesto un’esenzione totale minacciando ripercussioni. È stata resa nota una lista di prodotti americani contro cui l’Europa intende scagliarsi, tra essi: sigarette, jeans, burro d’arachidi e preparati per il make up. Eppure all’America di Trump non sembrano interessare le minacce e promette di rispondere all’eventuale ritorsione Ue sui dazi con una guerra economica che colpirà per iniziare le automobili europee. Entro questa settimana a Washington si svolgerà un incontro privato tra Cecilia Malmström, commissaria Ue per il commercio, e Wilbur Ross, ministro del commercio statunitense.
Il G20 finanziario dovrà affrontare anche la decisione americana di rompere il dialogo economico con la Cina di Xi Jinping, dalla scorsa settimana presidente a vita, e il progressivo allontanamento del paese dai valori democratici. L’amministrazione statunitense si prepara a lanciare un nuovo pacchetto di dazi pensato specificatamente per la Cina, circa 30 miliardi di dollari di prodotti perlopiù tecnologici.
Al centro del dibattito ci sarà di certo la web tax. Dalla Commissione europea è stata inviata una lettera firmata da cinque ministri dell’economia, tra cui Pier Carlo Padoan, in cui si invita la presidenza argentina ad approfondire il tema. La tassazione dell’economia digitale mette in “pericolo” principalmente il cosiddetto gruppo Gafa, acronimo per Google, Apple, Facebook e Amazon. È obbiettivo storico dell’Europa riuscire a limitare i grandi colossi web, che rischiano di inghiottire tutti i sistemi economici più fragili e, contemporaneamente, sfuggire dalle tassazioni grazie ai continui spostamenti delle loro sedi principali. Anche in questo caso lo scoglio saranno gli Usa, ostili a qualsiasi tassazione speciale contro il Gafa, come ribadito dal segretario del Tesoro Steven Munchin. Il secondo tema importante saranno le criptovalute, di cui da tempo si chiede un’appropriata regolamentazione.