BUDAPEST – Mentre il presidente russo Vladimir Putin elogia Donald Trump e apre al dialogo sull’Ucraina, oggi il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán apre le porte della Puskas Arena per il vertice informale del Consiglio europeo. Ieri il presidente magiaro, nel corso del summit della Comunità politica europea (Cpe), si è rivolto così ai leader presenti: “Ci sono diverse opinioni tra noi ma abbiamo concordato su alcune cose. Non c’è tempo da perdere sul fatto che l’Europa deve assumersi più responsabilità su sicurezza, pace e difesa perché non possiamo più aspettare gli americani per proteggerci”.
La vittoria di Trump interroga l’Europa
Il futuro del Vecchio Continente preoccupa i capi di stato e di governo, impegnati in fitti bilaterali. La schiacciante vittoria di Trump alle presidenziali americane, auspicata dall’ala sovranista europea, può diventare occasione di rilancio per gli stati membri. Anche il presidente francese Emmanuel Macron, sebbene sia capofila del fronte europeista anti Orbán (e anti Putin), esorta il Continente a “scrivere la storia”, in un momento così “decisivo”, piuttosto che “leggere la storia scritta da altri”. L’inquilino dell’Eliseo si riferisce agli americani, ma è probabile che abbia pensato anche a cinesi e russi.
Meloni conferma il sostegno dell’Italia all’Ucraina
Se per Putin la Nato non ha più senso – lo stesso ritorno di Trump alla Casa Bianca mette in crisi l’alleanza – la premier italiana Giorgia Meloni torna sul sostegno di Roma a Kiev: “Vedremo come evolve lo scenario nelle prossime settimane, ma io ribadisco che finché c’è una guerra l’Italia sarà al fianco dell’Ucraina”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ritiene inaccettabile la richiesta di concessioni da parte degli ucraini, incassa il sostegno della premier italiana e incrocia le dita. Gli scenari internazionali non sono mai stati così incerti. Ed è evidente che il “fattore Trump” agiti tanto l’Ucraina quanto l’Europa.