Degli oltre 800 migranti che hanno perso la vita lo scorso sabato nel canale di Sicilia sembra non esserci traccia: a cinque giorni di distanza sono solo 24 i corpi ritrovati. Non servono, però, le bare in fila per convincere l’Unione europea a prendere in mano la situazione. Non stavolta, almeno. Il vertice straordinario di questo pomeriggio, a Bruxelles, parte finalmente da una consapevolezza finora inedita: il problema migranti interessa tutto il vecchio continente e la soluzione può arrivare solo da un piano di sistema condiviso.
A dettare la linea, per motivi di prossimità, il premier Renzi. Promossa all’unanimità la sua proposta di individuare e distruggere i barconi dei trafficanti prima ancora che vengano utilizzati per le traversate, in modo da spezzare il business dei trafficanti di morte. Azioni che non dovrebbero – secondo indiscrezioni – coinvolgere forze di terra e che dovranno svolgersi in un quadro di legalità. Dalle prime bozze che già da ieri circolano a Bruxelles, trapela l’investitura ufficiale per Lady Pesc, Federica Mogherini, che dovrà “cominciare immediatamente la preparazione di possibili operazioni di sicurezza e difesa” sotto l’egida delle Nazioni Unite. I fondi per le operazione ‘Triton’ e ‘Poseidon’ saranno inoltre raddoppiati, per permettere di rafforzare il controllo delle frontiere. Non del tutto esclusa, ma poco probabile, l’estensione del suo raggio di azione oltre le trenta miglia. Il pericolo che i Paesi europei vogliono scongiurare è un “effetto calamita” sui flussi migratori, così come già avvenuto con l’operazione ‘Mare Nostrum’.
Allarme terrorismo. Dalle colonne del New York Times, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha lanciato un avvertimento: “Non tutti i passeggeri sui barconi dei trafficanti sono famiglie innocenti”, ricordando come almeno il 90%” dei migranti passa attraverso la Libia, Paese dove opera lo Stato islamico. Il rischio di infiltrazione terroristica, insomma, non va sottovalutato. Ecco perché il Consiglio europeo di oggi stanzierà nuovi fondi a Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger, per controllare le frontiere e prevenire la partenza di migranti irregolari, che comunque saranno rimpatriati in maniera più rapida dai Paesi nei quali sbarcano. Al via, inoltre, un progetto piliota per la redistribuzione su base volontaria di 5000 richiedenti asilo. Si va, dunque, verso una maggiore solidarietà tra i Paesi europei, con Belgio, Gran Bretagna e Norvegia – che non fa parte dell’Unione ma dell’area Schengen – che metteranno a disposizione una nave ciascuno.
L’affondo. “Un piano assolutamente debole e per certi versi vergognoso”. La bocciatura arriva da monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, promossa dalla Cei. «Ancora una volta – denuncia il prelato – si pensa di contrastare i trafficanti e non tutelare le persone attraverso i canali umanitari, un piano sociale europeo nei paesi di arrivo dei profughi e migranti, la cooperazione locale».
L’appello di Mattarella. La priorità strategica resta sempre la stabilizzazione della Libia, come ricordato dal presidente della Repubblica, Mattarella: “l’Europa si faccia carico con la comunità internazionale della situazione drammatica in cui versa la Libia, aiutando l’Onu perché si trovi una soluzione che faccia uscire quel paese dalla guerra civile”. Chissà che da Bruxelles qualcuno non abbia preso nota.
Nino Fazio