Una protesta pacifica ma rilevante è quella portata avanti stamattina da Greenpeace a Bruxelles. In occasione della convocazione d’urgenza di diversi paesi per la questione smog – voluta dal Commissario europeo, Karmenu Vella – gli attivisti sono scesi in piazza per chiedere provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico. Una manifestazione che può già essere riconoscibile da un simbolo: i polmoni disegnati sul petto dei sostenitori (una forma di body art).
Lo scorso anno la Commissione europea aveva avvertito cinque paesi – Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Germania – riguardo a un provvedimento futuro della Corte europea contro le violazioni costanti degli standard comunitari, stabiliti nel 2010, sulla qualità dell’aria. Gli stati citati, però, non sono gli unici colpevoli. Anche Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia sono stati convocati oggi a Bruxelles per non aver rispettato le leggi europee.
L’Italia, comunque, insieme alla Francia è l’unico paese a essere sotto procedura d’infrazione. Il motivo: le concentrazioni di particolato e quelle di biossido di azoto. Quest’ultimo, come spiega il report di Greenpeace, proviene per il 70-80% dal settore dei trasporti e dai diesel, ed è classificato tra le sostanze cancerogene. Un rischio soprattutto per i bambini, visto che gli effetti patogeni colpiscono le vie respiratorie, il sistema sanguigno e le funzioni cardiache.
“Il nostro auspicio è che l’intervento della Commissione sia effettivamente severo com’è stato annunciato. È ora di ripristinare, urgentemente, la piena legalità ambientale a beneficio dei nostri polmoni”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia. “È difficile immaginare con quali credenziali l’Italia cercherà di scongiurare il deferimento alla Corte. Siamo un Paese in cui, mentre i livelli di inquinamento atmosferico sono tra i peggiori in Europa, crescono le vendite di auto diesel, non si investe in mobilità alternativa e si continua a garantire le lobby delle fonti fossili”, ha aggiunto Boraschi.
Anche Benjamin Stephan, della campagna Inquinamento di Greenpeace, ha fatto sentire la sua voce: “I gas di scarico delle auto uccidono in Europa decine di migliaia di persone. Mentre ci sono delle leggi in vigore per proteggerci, per anni i nostri governi non hanno intrapreso le azioni necessarie a riportare l’inquinamento atmosferico entro i limiti previsti”. Stephan ha poi concluso: “Tutto ciò è criminale e deve essere sanzionato”.