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Reporter di guerra dalla poltrona del suo studio. Il caso del Brown Moses blog.

di Raffaele Sardella04 Maggio 2014
04 Maggio 2014

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“Se vedo un’ arma, so dire immediatamente cos’è”. Sono le parole di Eliot Higgins, arrivato al Festival Internazionale del Giornalismo per raccontare come il suo blog, il Brown Moses, sia seguito addirittura dai cronisti di BBC e Guardian che si occupano della guerra in Siria. Attraverso l’analisi di una mole sconfinata di filmati di guerra, riversata sul web dagli stessi combattenti, Higgins riesce identificare le armi utilizzate da ribelli e governativi ricostruendone la provenienza; riconoscere i luoghi in cui vengono realizzati i filmati grazie a google earth e quindi monitorare gli spostamenti nel corso delle settimane della linea del fronte. Higgins fornisce molti esempi del suo lavoro. Racconta come sia riuscito a risalire alla provenienza croata di mitragliatori e lanciagranate usati dai ribelli o a riconoscere per primo la presenza dei razzi Volcano di matrice hezbollah. Non finisce qui; attraverso l’analisi di frammenti di bossoli e ogive, Higgins ha dimostrato per primo l’utilizzo delle bombe cluster sul campo siriano, smentendo peraltro il governo di Assad che ne negava la presenza.

Da impiegato amministrativo ad analista militare. Higgins non è né un ex-marines né un giornalista, prima di creare il blog si occupava di finanza. Il primo interrogativo che sorge è come abbia maturato conoscenze tanto specialistiche da guadagnarsi la fiducia di testate di rilievo internazionale. Buona parte del successo di questo blogger sta nella rapidità con cui attinge a documenti e informazioni, battendo sul tempo i giornalisti, e nell’aiuto di un vero e proprio network di esperti e conoscitori della materia con cui condivide e discute il materiale di cui è in possesso. L’ open source, lo spirito di collaborazione e la condivisione delle tecniche è alla base dell’approccio di Higgins, spesso chiamato dalle scuole di giornalismo per insegnare il proprio metodo di lavoro. Il giovane blogger ha iniziato per hobby qualche anno fa; attualmente alle sue dipendenze ci sono 15 informatici esperti di open source e alcuni traduttori che, dopo le pressanti richieste arrivate all’autore via Twitter, tengono aggiornata una versione in arabo del blog.

Raffaele Sardella

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