Giovanni Vantaggiato ha confessato: è lui l’attentatore di Brindisi; l’uomo del video, ricercato da 18 giorni, che sembrava svanito nel nulla; quello che ha premuto il pulsante del timer che la mattina del 19 maggio ha fatto esplodere l’ordigno davanti all’istituto Falcone-Morvillo, uccidendo Melissa Bassi e ferendo altre 5 studentesse.
Il fermo e l’arresto. Una segnalazione arrivata nella mattinata di ieri ha dato l’accelerazione decisiva al caso. Così, dopo 10 ore di interrogatorio, Vantaggiato ha gettato la maschera è ha ammesso tutto, anche perché gli indizi a suo carico erano ormai schiaccianti.
Ad incastrarlo le immagini di alcune telecamere della zona dell’attentato, le stesse che avevano portato poche ore dopo il fatto all’arresto di un uomo somigliante a quello ripreso, successivamente scagionato. Vantaggiato sarebbe stato visto più volte passare a bordo della sua automobile, una Fiat Punto bianca, vicino al luogo dell’attentato ed il suo cellulare avrebbe agganciato le celle telefoniche della zona proprio all’ora dell’esplosione.
Elementi più che sufficienti per gli inquirenti: per Vantaggiato si sono immediatamente aperte le porte del carcere, ma la vicenda è tutt’altro che risolta. A partire dal movente.
Dubbi sul movente. Il 68enne, titolare di un deposito di carburanti agricoli di Copertino, un paese in provincia di Lecce, avrebbe agito per vendetta; ma sul reale obiettivo del suo gesto rimangono diverse le ipotesi. La pista privilegiata dagli inquirenti vede nel Tribunale di Brindisi, che si trova ad appena200 metri della scuola, il vero bersaglio: Vantaggiato sarebbe stato in passato vittima di una truffa da 300mila euro ma il giudice, qualche settimana fa, aveva assolto tutti gli imputati. Questo avrebbe scatenato la follia dell’uomo. Una ricostruzione plausibile, anche perché l’altro scenario vagliato porterebbe al preside dell’istituto superiore, Angelo Rampino, il quale però dichiara: «Io non ho nemici». Tutte ipotesi non confermate ma, quasi sicuramente, l’attentatore non voleva colpire gli studenti.
Ma allora perché il pulsante è stato premuto proprio in quel momento? Per rispondere a questa e ad altre domande si continua a lavorare a 360 gradi; per il Procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, titolare dell’inchiesta assieme a Milto De Nozza, «la confessione non è soddisfacente per cui le indagini comunque continuano per completare il quadro investigativo. Il movente è proprio uno degli aspetti che non convince, non lo sa dire».
Si sgonfia la polemica. Che qualcosa si stesse muovendo era trapelato, poche ore prima dell’arresto di Vantaggiato, dalle parole del capo della polizia Manganelli: «Su Brindisi ho sentito tante schiocchezze – il suo commento – la mafia locale, il terrorismo brigatista, Cosa Nostra. Ma non c’entrano né la mafia, né gli anarco-insurrezionalisti del Fai. Ci sono indagini che devono dare una risposta e quando sapremo chi è stato conosceremo anche la matrice».
Dichiarazioni servite anche a smorzare la polemica nata tra le procure di Brindisi e Lecce immediatamente dopo l’attentato: il procuratore di Brindisi, Marco Di Napoli, aveva sin da subito avuto l’impressione che si trattasse di un gesto isolato; una visione, questa, duramente contestata da Motta, il quale aveva richiesto (e ottenuto) il passaggio dell’indagine nelle mani della procura distrettuale antiterrorismo di Lecce.
Per il momento era il primo ad avere ragione e chi è stato forse lo sappiamo; ma sui perché è ancora notte fonda. Ammesso che, di perché, ce ne siano.
Marcello Gelardini