Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, guida la protesta dei 950 dipendenti della Bridgestone, il colosso giapponese di pneumatici, che ha annunciato la chiusura entro l’estate.
Dopo l’Ilva un altro duro colpo per l’economia della Puglia. Il primo cittadino del capoluogo pugliese non ci sta e si è detto pronto ad occupare lo stabilimento per sostenere gli operai a rischio e le loro famiglie: “Questa chiusura ha un impatto violento sul nostro tessuto industriale -ha detto- e su tutto il comparto di produzione automobilistica, già sottoposto a forti stress derivanti dalla crisi”.
Il Governatore della Puglia. Immediata la reazione del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ha scritto al ministero dello Sviluppo per chiedere di affrontare il prima possibile la situazione. Vendola non ha dubbi: la chiusura di Bridgestone a Bari “è la conseguenza della latitanza delle politiche industriali in questo Paese”.
E ieri pomeriggio ci sono stati momenti di forte tensione durante il vertice organizzato nella sede di Confidustria: urla, rabbia, lacrime, proteste, disperazione di centinaia di lavoratori che si sono scagliati contro l’amministratore delegato del Gruppo, Roberto Mauro. Alcuni di loro hanno saputo del futuro che li aspetta addirittura attraverso Facebook: “Ieri non ero al lavoro -ha detto un operaio- l’ho saputo così mentre ero al computer, non volevo crederci, non può finire così”.
Lo stabilimento Bridgestone barese, attivo da 50 anni, è uno degli 8 impianti del gruppo in Europa e, secondo il sindaco Emiliano, “è fortemente produttivo, tanto che solo pochi mesi fa interloquiva conla RegionePugliaper capire se fosse possibile assumere altro personale”. Pertanto, sia il sindaco che gli operai non comprendono una tale decisione da parte dell’azienda.
La replica dell’azienda. A sua volta la Bridgestone Europe con sede a Zaventem, in Belgio, spiega che la chiusura è la naturale conseguenza della crisi del mercato europeo dell’autovettura che, inevitabilmente, colpisce anche lo pneumatico. A Bari si producono solo pneumatici per auto e tra il 2011 e il 2012 la produzione è scesa dai 300 milioni di unità ai 261 milioni, un calo quindi del 13% e per ora non si parla di ripresa. I produttori dei Paesi emergenti inoltre -dice l’azienda- continuano a incrementare la propria quota di mercato nel segmento di bassa gamma a scapito dei produttori di qualità come Bridgestone, “operando con significativi vantaggi sui costi di fabbricazione”.
In Europa -continuala Bridgestone-resistono solo i produttori di gomme nell’alto di gamma. E nello stabilimento di Bari-Modugno, non si può passare a queste produzioni perché non lo consentono nè la struttura, né i macchinari che richiederebbero ingenti investimenti per essere convertiti. Lo stabilimento pugliese poi, fa sapere il Gruppo, è penalizzato dai costi dell’energia e dalla logistica. Di qui la decisione di annunciare la chiusura con un certo anticipo, in modo che si possa “individuare la migliore soluzione in grado di minimizzare il più possibile l’impatto sociale della decisione sui quasi 1000 dipendenti coinvolti”. La società per ora tiene a sottolineare che prima di giungere ad una tale conclusione “ha preso in considerazione tutte le opzioni e le alternative possibili, nessuna delle quali si è rilevata percorribile” e -continua- “la chiusura dello stabilimento barese non avrà conseguenze sulle altre strutture del Gruppo in Italia”.
Il Ministero incontra Bridgestone. Per ora è stato deciso che la produzione continuerà ed entro la prossima settimana sarà convocato un incontro con il board di Bridgestone Europa, fa sapere il ministero dello Sviluppo economico alla fine dell’incontro che si è tenuto ieri a Roma. Sono già stati attivati i contatti tra governo italiano e la casa madre giapponese. Immediatamente dopo verrà convocato il tavolo Bridgestone presso il Ministero, alla presenza delle parti sociali e delle istituzioni. All’incontro, che ha avuto luogo nella sede del dicastero del Welfare, hanno partecipato il viceministro al Lavoro Michel Martone, il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, il presidente Vendola e il sindaco Emiliano.
Francesca Polacco