Se esistesse la facoltà di Scienze del vizio e della frivolezza, probabilmente lui sarebbe il preside di diritto. Ma poiché a nessun ministro dell’Istruzione è ancora venuta la geniale intuizione, Flavio Briatore, l’imprenditore sciupa femmine, si è dovuto accontentare di tenere una lezione all’Università Bocconi di Milano, da sempre riconosciuta tra le più autorevoli d’Italia. Il teatro della “lectio magistralis” è stata naturalmente l’Aula Magna, che probabilmente per Briatore è un verbo in terza persona singolare della tradizione romanesca, ma in realtà non è altro che l’aula più grande dell’istituto universitario. Superato l’equivoco, il parvenu del mondo accademico ha avviato la sua carrellata imperdibile di consigli agli attenti studenti dell’ateneo milanese.
“Il manager del domani, tra teoria e prassi” era il titolo dell’incontro e di certo non si poteva fare a meno del prezioso esempio di Flavio che ha dispensato subito qualche dritta alla platea. Perché mai investire nell’innovazione? Le start-up a Briatore proprio non piacciono ed infatti ha sconsigliato ai ragazzi una simile scelta imprenditoriale. “Non voglio portare sfiga – ha saggiamente affermato Flavio lasciando ai posteri la massima – ma per voi non ci sono opportunità. Fate un lavoro normale, magari apritevi una pizzeria. Così se fallisce, almeno vi mangiate una pizza. Se fallisce la start-up, non vi rimane neppure quello”.
Se ai futuri dirigenti d’azienda avesse insegnato il modo per restare sulla cresta dell’onda nonostante le tante difficoltà trovate in Italia, probabilmente qualcuno avrebbe gettato via il libretto universitario e seguito il suo encomiabile modello. L’eccellentissimo prof. Briatore avrebbe, infatti, potuto raccontare come ha fatto a lasciarsi alle spalle i suoi anni da latitante. Ovvero quelli trascorsi nelle Isole Vergini, che lo ospitarono a seguito della condanna rimediata (successivamente amnistiata) per gli affari legati alle bische clandestine e al gioco d’azzardo, le prime attività imprenditoriali del rampante Flavio.
Invece niente, il docente per un giorno ha preferito impartire lezioni sulla gestione dell’azienda e del rapporto con i dipendenti. E per farlo, si è servito di una metafora legata al suo amore per la Formula 1, talmente viscerale che solo il provvedimento di radiazione emesso dalla Fia (a seguito delle irregolarità avvenute da parte della Renault a Singapore nel 2008) ne ha causato l’uscita di scena nel 2009. “L’azienda è come un team di Formula 1 – ha proseguito – dove ognuno deve fare la sua parte se si vuole guadagnare ed essere competitivi”.
Con l’invito a sognare si è concluso il briatorico eloquio. “So che qui non dovrei dirlo – ha ammesso Flavio – ma se pensate che la vostra sia una buona idea, mollate anche l’Università e rischiate”. Ma è meglio farlo all’estero, perché in Italia la burocrazia (mica l’evasione fiscale, ndr) soffoca lo spirito d’iniziativa dei rampanti imprenditori. “Qui bisogna aspettare sei mesi – ha aggiunto – per aprire i battenti mentre in Inghilterra bastano venti sterline e ventiquattro ore”. Non ama tempi lunghi per le aperture Briatore, che è abile coi tempi brevi nella chiusura: come quella annunciata due anni fa per la discoteca sarda Billionaire, gettando nel panico i dipendenti, ed evitata a seguito della cessione delle quote di maggioranza avvenuta nel 2013.
Roberto Rotunno