La scadenza è fissata per il 31 ottobre e Boris Johnson ha sempre rassicurato i suoi sul rispetto dei termini, ma adesso Bruxelles torna a mettere pressione (e fretta) al primo ministro inglese sulla Brexit. “Londra ha 12 giorni di tempo per presentare una proposta scritta, altrimenti è tutto finito”, è l’ultimatum del premier finlandese Antti Rinne, che attualmente ricopre la presidenza di turno dell’Unione europea. L’ipotesi di un’uscita “no deal” è stata concordata anche con il presidente francese Emmanuel Macron. “Siamo stati entrambi d’accordo – prosegue Rinne – sul fatto che è arrivato il momento che Johnson produca per iscritto le sue proposte, se esistono”.
Fonti da Downing Street raccolte dalla Bbc fanno sapere che le proposte britanniche saranno fatte “a tempo debito”. Johnson si è detto certo che il vertice a Bruxelles previsto per il prossimo 17 ottobre sarà il momento appropriato “per trovare un accordo su un divorzio consensuale e ordinato”. Il premier britannico ha anche aggiunto di aver fatto passi avanti nei colloqui con l’Ue, presentando una proposta per la risoluzione alla clausola sul “backstop”, il dibattuto confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Tema al centro della risoluzione approvata a larga maggioranza dal Parlamento britannico, che ricorda come “non sarà approvato nessun accordo che non preveda il backstop o un meccanismo alternativo di salvaguardia”.
Intanto la Corte Suprema britannica si riunisce per la terza udienza del procedimento per decidere sulla legittimità dell’atto con cui il governo ha ottenuto la sospensione del Parlamento fino al 14 ottobre. La data del verdetto finale non è stata annunciata. I giudici devono riconciliare due verdetti contrapposti: quello dell’Alta Corte di Londra – che si è dichiarata incompetente – e quello dell’Alta Corte di Scozia, che in appello ha dichiarato illegale il comportamento del premier.