Mancano quarantotto ore all’uscita ufficiale della Gran Bretagna dall’Unione europea, ma ancora nulla è stato deciso.
Anche ieri Theresa May, premier britannica, ha incassato un altro no dal suo Parlamento. L’emendamento approvato dalla Camera dei Comuni prevede che saranno i deputati a votare entro mercoledì una serie di alternative al piano proposto dalla conservatrice. Le alternative sul tavolo sono parecchie, tra cui un secondo referendum, una Brexit più morbida o la revoca dell’articolo 50.
“Non possiamo tradire i sei milioni di persone che hanno firmato per revocare l’articolo 50 e la maggioranza crescente di persone che vuole restare nell’Ue. – ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk durante la plenaria a Strasburgo – Queste persone possono avere la sensazione di non sentirsi sufficientemente rappresentate dal Parlamento britannico, ma devono avere la sensazione di essere rappresentati dall’Ue e in quest’aula, perché sono europei”.
Di tutt’altro avviso Nigel Farage, eurodeputato euroscettico, che è intervenuto nel corso della stessa assemblea precisando che se ci fosse un altro referendum sicuramente vincerebbe di nuovo il leave. “Ma voi volete veramente che la Brexit domini i prossimi due anni e volete che il Regno Unito si presenti alle elezioni europee inviando qui tantissimi parlamentari pro-brexit proprio mentre avete il problema con il populismo nel continente e volete veramente che io torni qui in assemblea?” ha domandato il britannico, che ha anche aggiunto che preferirebbe che dall’Europa arrivassero segnali di respingimento per la proroga oltre il 12 aprile all’uscita dall’Ue.