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Brexit: May vola a Bruxelles
per sbloccare lo stallo
ed evitare una rottura netta

I negoziati sono bloccati da giorni

In serata cena con Junker e Barnier

di Marina Lanzone16 Ottobre 2017
16 Ottobre 2017

epa06258794 British Prime Minister, Theresa May leaves Number 10 Downing street to attend Prime Minister questions in the Houses of Parliament in London, Britain, 11 October 2017. EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA

Un volo per Bruxelles e una cena di lavoro: l’ultimo tentativo di Theresa May e il ministro David Davis, per sbloccare la situazione di “stallo” dei negoziati sulla Brexit. La premier britannica incontrerà in serata il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e il capo-negoziatore della Ue Michel Barnier. I portavoce di Downing Street affermano che la cena a Bruxelles era in agenda da tempo, anche se ha colto di sorpresa i media britannici e non solo.

La richiesta della May è sempre la stessa: fare chiarezza sul livello raggiunto nella trattativa di “divorzio” con l’Unione e avviare la discussione su pagamenti e soprattutto sui nuovi rapporti economici tra le due potenze. Ma per Junker i due punti non vanno di pari passo: «Prima devono pagare» e poi si può valutare il resto.

La trattativa prevede altri due punti: i diritti dei cittadini europei regolarmente residenti in Gran Bretagna (fra cui circa 600 mila italiani) e viceversa degli inglesi che vivono nel continente, e il confine tra le due Irlande. Su questi temi ci sono dei passi avanti, ma se non verrà risolta la questione “finanziaria” non sarà possibile avviare la seconda fase delle trattative come era stato annunciato da Michel Barnier al termine del quinto round di discussione. Giorni fa, infatti, il capo negoziatore Ue aveva parlato di negoziati finiti in un “vicolo cieco” proprio a causa della discussione preliminare sul “conto” da pagare all’Unione.

Secondo indiscrezioni, se non verrà trovato un accordo tra i vari capi di Stato europei, la parte più euroscettica della Gran Bretagna voterà per una rottura netta senza nessun tipo di intesa, a cui la premier May non potrà far fronte. E proprio su questo aspetto verrà incentrata la discussione di stasera.

Dal consiglio dei ministri degli Esteri Ue in corso ora in Lussemburgo, il ministro inglese Boris Johnson lancia un appello: «Facciamo sì che questa conversazione cominci e smettiamola di farci crescere l’erba sotto i piedi. È tempo che la grande nave sia varata in mare aperto e che cominciamo una conversazione seria sul nuovo rapporto futuro».

Intanto l’Ufficio nazionale di statistica (Ons) ha ricalcolato la ricchezza del Paese: da un giorno all’altro la Gran Bretagna ha perso 490 miliardi di sterline, cioè circa 550 miliardi di euro. Precisamente la posizione patrimoniale netta sull’estero del Regno Unito è passata da un surplus di 469 miliardi a un deficit di 22 miliardi: una differenza che corrisponde a un quarto del Pil britannico. I dati pubblicati dal Daily Telegraph, molto vicino al governo conservatore di Theresa May, dimostrerebbero secondo il quotidiano che non è rimasta una riserva di asset stranieri da utilizzare per proteggere l’economia nazionale contro i rischi della Brexit.

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