Tre mesi di proroga per scongiurare il “no deal”. È questa la richiesta che il Primo ministro inglese Theresa May farà al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, formalizzata in una lettera attesa in giornata. “C’è modo di dare al parlamento un po’ più di tempo per concordare i prossimi passi – si legge in una nota diffusa da Downing Street – ma la gente di questo Paese ha atteso per quasi tre anni ed è stanca”.
A nove giorni dalla scadenza per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, da Londra arriva la richiesta di dilatare i tempi per l’applicazione dell’articolo 50 dei trattati di Lisbona. Tra le facoltà del Consiglio europeo c’è infatti quella di estendere il tempo di due anni previsto per la rinegoziazione degli accordi.
“Abbiamo fatto tutto quanto in suo potere per adattarsi alle richieste del Regno Unito”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker in un’intervista all’emittente tedesca Deutschlandfunk. “Il Consiglio europeo si potrebbe riunire di nuovo la settimana prossima – ha aggiunto – ma la pazienza si sta assottigliando, l’accordo di divorzio non sarà rinegoziato”.
Accordo di divorzio che Michel Barnier definisce “l’unico possibile per un’uscita ordinata”. Il capo negoziatore dell’Ue si dice disposto a concedere più tempo a Theresa May, ma chiede che “l’estensione sia utile, perché ha dei costi e prolunga l’incertezza”. “È il motivo della proroga che spiegherà e definirà la sua durata”, ha spiegato.
Intanto arriva l’allarme di BusinessEurope, la Confindustria europea. “Uno scenario di no deal deve essere escluso in modo chiaro e urgente, mentre un periodo di transizione resta la sola opzione per consentire un’uscita non traumatica”, fanno sapere gli industriali europei, che chiedono ad entrambe le parti di fare il necessario “per scongiurare l’incertezza crescente tra imprese e cittadini”.