Se la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Milano verrà accolta, il Senatur della Lega Umberto Bossi e gli altri indagati dovranno rispondere di appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato per un totale di 40 milioni tra il 2008 e il 2009.
Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini hanno chiesto il processo per il leader della Lega e per i suoi due figli, Riccardo e Renzo, per l’ex tesoriere Francesco Belsito e per i tre componenti del comitato di controllo della Lega (Stefano Aldovisi, Diego sanavio e Antonio Turci) che avrebbero firmato i rendiconti irregolari presentati in Parlamento. A processo potrebbero andare anche l’imprenditore Stefano Bonet e il commercialista Paolo Scala, mentre è stata archiviata la posizione dell’ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Quest’ultima è uscita dall’inchiesta dopo aver dimostrato, attraverso i documenti prodotti in procura, di aver utilizzato fondi propri, pari a 99mila euro, per le voci di spesa finite sotto i sospetti degli investigatori. L’ex vicepresidente ha spiegato che 16 mila euro arrivavano dalla Lega, ma per la vendita al partito di un’auto di sua proprietà, e che l’assegno da 6.600 euro sulla cui matrice c’era scritto “Rosi” era stata un’iniziativa di Belsito per “ritirare denaro contante attribuendolo ad altri”.
Secondo quanto dichiarato dalla Procura figurerebbero anche multe, tasse arretrate, riparazioni dal carrozziere, e visite dal veterinario, tra i rimborsi sottratti allo Stato dal Carroccio. Comparirebbero anche un regalo di nozze da 160 euro e 27mila euro di “acquisti vari di abbigliamento”, mentre 81mila euro sarebbero stati destinati, secondo la procura, al “pagamento lavori edili abitazione Roma”.
Stando alla ricostruzione dei pm di Milano, il Senatur si sarebbe indebitamente appropriato di 208mila euro e il primogenito, Riccardo Bossi, avrebbe speso i soldi pubblici per pagare leasing e noleggi di auto, oltre all’abbonamento a Sky. Renzo avrebbe invece “investito” 77mila euro dello Stato nell’acquisto della laurea albanese presso l’Università Kristal di Tirana.
Al commercialista Paolo Scala e all’imprenditore Stefano Bonet la procura ha invece contestato spese pari a 2,4 milioni, oltre a due episodi di appropriazione indebita per un totale dib 5,7 milioni.
“Siamo innocenti – è stato il commento di Bossi – non abbiamo fatto nulla, abbiamo le prove che dimostrano la nostra innocenza”.
Samantha De Martin