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HomeCronaca Bosco di Rogoredo, Pasqui: “È un’emergenza sociale le istituzioni intervengano”

"Il Bosco di Rogoredo
è un'emergenza sociale
Le istituzioni intervengano"

La responsabile del Comune di Milano

Miriam Pasqui a Lumsanews

di Camilla Canale04 Febbraio 2019
04 Febbraio 2019

Miriam Pasqui è la responsabile del Comune di Milano per il coordinamento delle emergenze sociali. L’abbiamo incontrata per conoscere il lavoro che viene svolto nella città meneghina.

Rogoredo è considerata un’emergenza sociale?

“Lo è nei fatti. Ha sviluppato un richiamo mediatico molto forte, è un ‘non luogo’ dentro la città di Milano in cui accadono un sacco di cose. Per cui, sì, dal mio punto di vista è un’emergenza sociale. È necessario che le istituzioni intervengano in modo coordinato per intervenire nel rapporto tra centro e periferia e sullo sviluppo di reti di coesione sociale.”

 

Il Comune come agisce a favore del rapporto tra centro e periferie?

“C’è un grosso investimento in termini progettuali, con il ‘piano periferie’ con il ‘pon metro’. Fare progettualità di animazione delle aree periferiche della città. Solo rivitalizzando i quartieri e riappropriandosi del territorio si riescono a contenere processi di degrado, devianza e emarginazione.”

 

Com’è coordinare tutte le realtà associative milanesi?

“È complicato. L’amministrazione deve svolgere un ruolo che possa garantire la presenza di tutti ma che, nel contempo, consenta la conservazione delle identità e delle differenze. Sono necessari dei parametri di riferimento comune. Che sono, per esempio, usare la consegna del bene come strumento, funzionale alla costruzione della relazione. Il bene non rappresenta il fine o il mezzo della sua azione. Il personale deve essere formato per costruire una relazione efficace deve avvicinarsi al livello della persona per parlare. Milano ha questo: grande ricchezza e articolazione del privato sociale e l’associazionismo che è oggettivamente una fonte inesauribile di risorse.”

 

Come si spiega questo sviluppo di piazze dello spaccio e di consumo in aumento?

“Credo che sia un momento difficile per le giovani generazioni che perdono alcuni riferimenti valoriali. Sono le prime generazioni in cui non si riesce a vedere che il loro futuro sarà migliore rispetto a quello dei propri genitori. In termini di sicurezza economica, affermazione, successo nella vita. C’è una forte crisi delle relazioni. Non si è più in grado di stare insieme fisicamente. Tutto è mediato da strumenti altri che non consentono la dinamica di relazione diretta. Le due questioni (crisi delle relazioni e incertezza, precarietà e indeterminazione) creano una forte crisi esistenziale che qualcuno di fragile cerca di colmare con l’utilizzo di sostanze.”

 

Per quale motivo non si fa un intervento repressivo?

“Sono stati fatti interventi repressivi. Sono state fatte le grandi retate, le forze dell’ordine sono entrate, si è ripulito il boschetto, una parte è stata affidata al WWF. Alcuni interventi sono stati fatti. Vero è che non è cambiato niente. Penso che la repressione in sé non serva. Bisogna lavorare anche sul contenimento del danno e sul supporto e sostegno delle persone. Le due cose devono andare di pari passo.”

 

Che prospettiva futura vede per Milano e per la piazza di Rogoredo?

“Saranno anni difficili e complicati. In cui la gente confusa e arrabbiata cerca di tutelare i propri interessi individuali, riesce poco a pensarsi comunità. Ascoltavo il discorso di Mattarella che dice “si riesce poco a pensarsi comunità solidale” no? L’idea di aiutare gli ultimi di chi resta indietro è l’elemento determinante. Quindi saranno anni complessi.
Però il fatto che Rogoredo sia diventato comunque un oggetto di discussione e confronto fra più soggetti diversi è importante.”

 

È stato dunque un pretesto per creare unità tra istituzioni?

“Se è stato utile a qualcosa, Rogoredo è stato utile a risvegliare l’attenzione comune.”

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