La Bce acquisterà titoli spazzatura. In attesa della riunione europea odierna, l’istituto guidato da Christine Lagarde ha deciso di aprire all’acquisto di titoli di Stato anche di quelle nazioni che hanno – o otterranno – un rating “spazzatura” (i cosiddetti Junk). Una buona notizia, soprattutto per l’Italia, che troverebbe una boccata d’aria fresca per la nostra difficile situazione economica, alle prese con una recessione trimestrale del 15%, e che è prevista pari al -10% su base annuale. Il tutto mentre proprio nella giornata odierna Standard & Poors esprimerà il rating sul nostro Paese, che già occupa la non invidiabile posizione di essere solo due gradini sopra il livello “spazzatura”. Non sorride all’Italia neanche il rating di Moody’s, che ci colloca a un solo gradino sopra il junk.
In vista delle nuove acquisizioni della Banca centrale europea, lo spread tra Btp e Bund questa mattina ha aperto a 238 punti base; un dato in calo rispetto ai 248 della chiusura della giornata di ieri. Il differenziale ha perso dieci punti base, con un rendimento del titolo decennale italiano pari all’1,98%.
Borse europee. Fatta eccezione per Milano (+0,78% a 16.896 punti), le borse europee hanno tutte il segno meno: il calo è dovuto al crollo del Pmi – lil purchasing managers index che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera e dei servizi nell’eurozona – al nuovo minimo storico; anche l’andamento tedesco è ai minimi, portando giù anche i listindi di Londra, che cede lo 0,41%, Parigi (-0,22%) e Francoforte (-0,84%).
Borse cinesi. Hanno chiuso la seduta in negativo, scivolando nella seconda parte degli scambi: l’indice Composite di Shanghai cede lo 0,19%, a 2.838,50 punti, mentre quello di Shenzhen perde lo 0,50%, arrivando a quota 1.763,03.
Oro e petrolio. Sostanzialmente stabile il prezzo dell’oro dopo il rialzo dell’1,7% messo a segno ieri. Il metallo prezioso vale 1.713,43 dollari l’oncia. Per quanto riguarda il petrolio, le tensioni rinnovate tra l’Iran e gli Stati Uniti, influiscono positivamente sul rialzo del prezzo, nonostante resti identico il quadro che nei giorni precedenti ne ha provocato il crollo. Il Wti (West Texas Intermediate) registra un rialzo del 14% a 15,67 dollari al barile; il Brent invece +11% a 22,62 dollari.