L’emergenza coronavirus ha costretto in casa gli italiani per fronteggiare la crisi e far scendere drasticamente il numero dei contagi. Il confinamento ha aumentato il tempo libero a disposizione di ognuno di noi e, tra le attività più gettonate per combattere la noia domestica, c’è la navigazione on-line: utilizziamo di più i social network, manteniamo i contatti con le altre persone attraverso servizi di messaggistica, ordiniamo prodotti su internet e così aumentiamo la possibilità di rimanere vittime di reati informatici. La Polizia Postale e delle comunicazioni ha registrato un boom di casi di truffe on-line e ha denunciato, nel solo mese di marzo, tredici persone per adescamento di minori su internet.
I pedofili si muovono maggiormente sui social network sia perché rendono più facile individuare la potenziale vittima, vista l’attitudine dei più giovani a postare momenti della propria vita pubblica e privata, sia perché alcuni servizi come Whatsapp, Snapchat e Telegram rendono più difficoltosa la tracciabilità del predatore.
Sono invece 184 le persone denunciate per truffe on-line, altre 190 per cybercrime e reati commessi sul web contro la persona. Sfruttando la vulnerabilità emotiva causata dal particolare momento che stiamo vivendo, molti truffatori organizzano false raccolte fondi per ospedali o associazioni e creano siti civetta per la vendita di mascherine e di gel igienizzanti per le mani. Molto diffuso anche il fenomeno della vendita a prezzi gonfiati di questi prodotti sanitari, con un sovrapprezzo che in alcuni casi è stato del più 5.000%.
La Polizia Postale ha inoltre segnalato un ulteriore pericolo rappresentato dalle mail con allegati che nascondono un malware. Si tratta di messaggi di posta elettronica ben architettati, perfettamente credibili, che offrono servizi connessi all’emergenza Covid-19 o che segnalano importanti prescrizioni mediche dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra gli esempi di “trappole”, anche la finta mappa della diffusione del Coronavirus nel mondo.