Un’ultima grande adunata in via Po, questa sera, nella storica sede della Cisl, con dirigenti regionali e confederali, colleghi e amici. Così ha voluto Raffaele Bonanni, che presenterà ufficialmente le sue dimissioni dalla segreteria dopo otto anni alla guida del sindacato. «Una decisione meditata già in estate, nessuno strappo», fanno trapelare dalla Cisl. Eppure, dopo 44 anni di militanza, tre mandati da segretario generale e, soprattutto, a sei mesi dalla “pensione” per raggiunti limiti di età (66 anni), l’addio anticipato è stato una sorpresa.
«Il mio tempo è scaduto – ha detto ieri Bonanni –, serviva un segnale di rinnovamento». Questioni strategiche, dunque. E la decisione, come le indiscrezioni confermano in queste ore, sarebbe arrivata proprio da Bonanni, senza pressioni esterne.
Il banco di prova dei prossimi mesi sarà l’articolo 18 e, più in generale, la riforma del lavoro. Bonanni si è sempre detto aperto a mettere sul tavolo anche lo Statuto dei lavoratori, magari in cambio di contropartite pesanti, su precariato e pensioni. Arrivare quindi all’incontro con un cambio al vertice, previsto inderogabilmente per giugno, avrebbe potuto indebolire la posizione della Cisl nelle delicate fasi di contrattazioni. Insomma, il sindacato cattolico si vuole proporre al governo con un vestito nuovo da interlocutore e non da contraltare. Altra buona ragione – sostengono gli analisti – sarebbe stata l’insuccesso di Bonanni nel tentativo di intrecciare i fili con Matteo Renzi. Un motivo fatto proprio dalla base del sindacato più che dal segretario abruzzese, e che starebbe smuovendo le acque anche in casa Uil.
Lo scossone a via Po non ha comunque provocato grandi traumi. Anzi, è già pronta la successione in rosa di una fedelissima di Bonanni, la genovese Annamaria Furlan. Cinquantasei anni, numero due del sindacato dallo scorso anno, con un’esperienza decennale nel coordinamento regionale e confederale e, ancor più importante, pronta a «non cambiare linea», come ha dichiarato ieri sera Bonanni al Tg3.
Tra le grandi sigle, l’unica leader salda al timone in questo momento è Susanna Camusso, che con la sua Cgil si sta preparando ad affrontare di petto il Jobs Act. Vista la fretta annunciata dal governo, si tenterà una guerra lampo, e l’esito potrebbe presto smuovere qualcosa anche in Corso d’Italia.
Federico M. Capurso