A 43 anni, dopo una carriera di lustro, arriva inatteso un’ulteriore debutto per Roberto Bolle. Si tratta di un ruolo che il ballerino italiano inseguiva da sempre: il Bolero di Maurice Ravel nella coreografia di Maurice Bejart. “Sono molto felice di salire su quel tavolo – ha commentato Bolle – è una sensazione molto diversa dal ballare semplicemente sul palcoscenico, perché mette in una prospettiva diversa sia rispetto agli altri ballerini che al pubblico”.
La prima dello spettacolo si terrà sabato 10 marzo alla Scala di Milano, anticipato dal Mahler 10 e dalla Petit Mort di Mozart sulle coreografie di Aszure Barton. La Barton sognava da molto di lavorare su queste sinfonie, senza averne mai avuto il coraggio. “A Milano ci sono riuscita – racconta – ho promesso a me stessa che avrei ascoltato quella musica quattro volte al giorno quattro volte, per un anno, ho lasciato che penetrasse dentro di me e ho aspettato di vedere cosa accadeva nella mia anima: lavorando poi con i ballerini la musica è diventato un substrato sul quale io entro in relazione con loro”.
I tre pezzi, di grande interesse, saranno eseguiti da Roberto Bolle per le prime cinque repliche, poi a Martina Arduino, Virna Toppi e Gioacchino Starace. “È un ruolo adatto sia ad un’interpretazione maschile che femminile, è senza sesso – ha detto Bolle – forse con quella maschile c’è più forza fisica, in ogni caso è un rito sensuale, erotico, iconico come nessun altro, richiede grande concentrazione e fiato”.
Il ballerino ha aggiunto di essere molto soddisfatto di quanto la sua arte sia riuscita ad aggiungere a sé stessa con questo nuovo ruolo. “È un’essenza, non una storia – ha concluso – un crescendo quasi ossessivo difficile dal punto di vista fisico: deve essere sensuale, erotico ma senza esagerare”.