Ormai non passa giorno che Laura Boldrini, il presidente della Camera dei deputati, non riceva critiche dai partiti di maggioranza e opposizione. L’ultimo attacco in particolare è stato estremamente violento, sferrato ieri dal Movimento 5 Stelle dopo la decisione della Boldrini di rinviare la seduta in aula dedicata alla legge contro l’omofobia, una dilazione di qualche ora per consentire alla maggioranza di trovare un nuovo accordo.
L’ennesima invettiva. Un rimando che i pentastellati hanno ritenuto inaccettabile in quanto evidenzierebbe la parzialità del presidente, invitata pertanto a dimettersi. Di fuoco le parole del deputato M5S, Alessandro Di Battista, che su Facebook ha poi scritto: «La Presidente Boldrini, mi piange il cuore a dirlo, appare sempre più inadeguata, incompetente, nervosa, di parte e arrogante». La replica dell’offesa non si è quindi fatta attendere, sottolineando come «la Camera e la sua Presidenza sono il bersaglio di una costante e strumentale opera di delegittimazione, in Aula come in rete». In soccorso della massima carica di Montecitorio è poi addirittura intervenuto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che così ha definito gli strali del partito di Beppe Grillo: «si tratta di attacchi inammissibili, che non possono essere tollerati, ai principi della convivenza democratica. E’ essenziale che in una fase così delicata per le Camere la dialettica si svolga nelle aule parlamentari in un clima civile».
Il precedente. Un richiamo forte quello di Napolitano, che cerca di portare serenità in un’aula dove i deputati cinque stelle da diversi giorni sembrano impegnati nel creare incidenti, forse sperando che queste azioni destabilizzanti richiamino l’attenzione dei media sulle loro istanze. Già il 10 settembre, infatti, Di Battista si era scagliato in aula contro la Boldrini, spingendola a fare una gaffe. Allora si stava discutendo delle sanzioni da irrogare ai parlamentari M5S che nei giorni precedenti avevano occupato il tetto di Montecitorio e Di Battista aveva rivendicato l’atto dimostrativo, sfidando l’ufficio di Presidenza e attaccando Pd e Pdl: «Puniteci, sanzionateci, tanto lo rifaremo mille volte. Il Pd è peggio del Pdl. Puniteci ma prima sbattete fuori i ladri». Immediata quindi la reazione del presidente Boldrini, che così aveva ripreso Di Battista: «Non offenda e ricordi che la difesa della democrazia passa anche dalla difesa delle regole». Un «non offenda» che aveva urtato i deputati Pdl, ritenuti implicitamente dalla Boldrini una pietra di paragone negativa, e che aveva prodotto una nuova querelle sulle capacità dell’attuale presidente della Camera di far rispettare l’ordine in aula.
L’impennata dei costi di Montecitorio. Ma mentre la Boldrini veniva attaccata in aula il giornale diretto da Maurizio Belpietro, “Libero”, apriva sulle sue colonne un nuovo fronte di guerra pubblicando le spese sostenuta dalla Camera nel primo semestre del 2012 e del 2013. Dal confronto emerge infatti come le uscite, dai tempi di Gianfranco Fini, siano aumentate di ben 4 milioni di euro, somma diretta principalmente all’acquisto di cibo e vini che hanno registrato un incremento di 2 milioni e 522 mila euro, passando da un milione e 710mila a 4 milioni e 232mila euro. Altre spese ingenti riguardano poi il Servizio informatica, per il quale si spendono 2 milioni di euro in più (in totale 14 milioni e 340mila euro), e la Biblioteca, che ha raggiunto quota 3 milioni e 350mila euro (con una crescita di 874mila euro).
Tra le curiosità si riscontrano poi l’aumento delle spese per le fotografie (+ 29mila euro, complessivamente 210mila euro), le uscite che fanno capo alla voce “pulizie” (+318mila euro, per un totale di un milione 831mila euro) e i rifornimenti bar effettuati da Giolitti (+8mila euro, che portano la spesa assoluta a 13mila euro). Molto strano, infine, l’incremento riguardante la benzina (+29mila euro, per un totale di 45mila euro) a fronte dei tagli alle auto blu effettuati dalla Boldrini e della diminuzione delle spese per il noleggio del parco macchine (-40mila euro, che scendono complessivamente a 19mila euro).
Fabio Grazzini