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HomeEsteri Bloomberg in campo per sfidare Trump alle elezioni del 2020

Usa, Michael Bloomberg
potrebbe scendere in campo
per le elezioni del 2020

Il magnate pronto a sfidare Donald Trump

Critico Sanders: "Ennesimo miliardario"

di Marco Valentini08 Novembre 2019
08 Novembre 2019

Michael Bloomberg sarebbe pronto a partecipare alle primarie democratiche per poi arrivare a sfidare Donald Trump alle presidenziali del prossimo anno. L’ex sindaco della Grande Mela e fondatore dell’azienda che porta il suo nome, secondo il New York Times già nelle prossime ore potrebbe presentare i documenti per candidarsi nello stato dell’Alabama. Bloomberg avrebbe preso la decisione ritenendo, per diversi motivi, i candidati democratici troppo deboli per poter vincere contro Trump.

La notizia della discesa in campo dell’ex sindaco di New York ha già suscitato le prime reazioni proprio nel campo dem: “Sempre più miliardari che cercano più potere politico sicuramente non rappresentano il cambiamento che serve all’America. La classe dei miliardari è spaventata e deve esserlo”, è stato il commento del senatore del Vermont, Bernie Sanders. “Se stai cercando piani politici molto popolari che possano fare un’enorme differenza per le famiglie dei lavoratori, inizia da qui”, così invece, su Twitter, ha dato il “benvenuto” a Bloomberg Elizabeth Warren, ricordando però che se venisse eletta lei presidente, attuerebbe un piano per tassare i multimiliardari.

La battaglia per la Casa Bianca potrebbe quindi diventare una sfida tra tycoon. Il falco Donald Trump in campo per i repubblicani e il liberal Michael Bloomberg per i democratici: due super ricchi con patrimoni immensi per finanziare la campagna elettorale.

Sulla corsa per un secondo mandato da presidente, per Trump pende comunque la procedura di impeachment nei suoi confronti e le continue indiscrezioni sul cattivo rapporto con i collaboratori. A proposito della gestione della squadra presidenziale, lo scorso anno, un gruppo di alti responsabili e funzionari dell’amministrazione Trump pensarono a dimettersi in massa, una mossa clamorosa per lanciare un allarme sulla condotta del presidente. Alla fine decisero di soprassedere per paura di destabilizzare il governo. A rivelarlo, nel libro in uscita “A Warning” – ripreso dal Washington Post – un funzionario anonimo della stessa amministrazione Trump, autore della lettera contro il presidente, che due anni fa fu pubblicata dal New York Times.

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