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Bloccare strade per la crisi climatica, viaggio in Ultima Generazione

di Alberto Alessi23 Settembre 2024
23 Settembre 2024

Attivisti di Ultima Generazione manifestano davanti alla Primavera di Botticelli, al museo degli Uffizi di Firenze / Foto Ultima Generazione

Roma, Foro Italico, 13 maggio 2024, ottavi di finale degli Internazionali di tennis. Madison Keys e Sorana Cirstea fanno volare la pallina da una parte all’altra della rete scambiandosi diritti e rovesci. Poi lo stop a scena aperta dell’arbitro: c’è un’invasione di campo. Giacomo Baggio e altri sei ragazzi scavalcano le barriere degli spalti, lanciano coriandoli sulla terra rossa dello stadio Nicola Pietrangeli. Un gesto accolto da un coro di fischi e applausi, Giacomo e gli altri manifestanti vengono trascinati via dalla sicurezza. 

L’interruzione al Nicola Pietrangeli di Roma / Video Ultima Generazione

La questura di Roma chiede per lui due anni di sorveglianza speciale. Se il processo dovesse confermare la richiesta del questore, Giacomo non potrà uscire dal suo comune, sarà soggetto a coprifuoco dalle 20 alle 7, non potrà partecipare a qualunque tipo di manifestazione. Tutte misure previste dal decreto legislativo del 6 settembre 2011, il Codice Antimafia destinato a individui “pericolosi e con tenace propensione delittuosa”: estorsori, trafficanti, omicidi, mafiosi. E ora, pare, anche agli attivisti climatici.

Cura e conflitto. Storia, idee (e fondi) di Ultima Generazione

Giacomo Baggio fa parte di Ultima Generazione, la “campagna di disobbedienza civile nonviolenta che punta a rivoluzionare la società che ha prodotto la crisi climatica”,  come si legge nel loro manifesto. L’organizzazione è però solo la diramazione italiana di una rete internazionale, la A22, che condivide obiettivi, temi e anche fondi: c’è l’inglese Just Stop Oil, la tedesca Letzte Generation, la polacca Ostatnie Pokolenie, tutte messe in piedi partendo dai 5 milioni di dollari devoluti dal Climate Emergency Fund (CEF), associazione no-profit fondata nel 2019 a Los Angeles dalla documentarista americana Rory Kennedy e da Aileen Getty, ereditiera della nota famiglia di imprenditori di idrocarburi

Il gruppo A22 / Screenshot A22

Tutto il gruppo A22 condivide un’unica strategia di azione: “Agiamo creando disturbo pubblico – recita la loro dichiarazione d’intenti – così da forzare l’opinione pubblica a prendere posizione su temi strategici centrali come la crisi climatica. Crediamo nel conflitto e nella cura e riconosciamo che c’è cura nel portare conflitto. Una rivoluzione che abolisce il conflitto diventa solo abitudine, routine e infine muore”. La parola d’ordine è non-violenza, il padre spirituale, il Mahatma Gandhi. Nella pratica, le idee si traducono in sit-in, blocchi stradali e ferroviari, lancio di vernice lavabile contro monumenti storici e opere d’arte. L’obiettivo? Creare clamore per richiamare l’attenzione, scuotere dalla routine con un atto di ribellione simbolico ma eclatante.

Un “die-in” di Ultima Generazione in Piazza Barberini, a Roma / Foto Ultima Generazione

“Per farsi ascoltare è necessario creare polarizzazione, quindi risonanza e contrasto – dice Baggio a Lumsanews, sottolineando che “se si guardano i dati, sappiamo che il 70% della popolazione italiana è preoccupato dalla crisi climatica, e il 25% sostiene le nostre azioni e i nostri metodi”.

Blocchi stradali e dissenso negato

Dalla sua fondazione nel dicembre 2021 a oggi, Ultima Generazione ha trovato, da una parte, un forte supporto morale ed economico grazie al crowdfunding, che gli ha permesso di rendersi economicamente indipendenti dal CEF, e dall’altro un deciso dissenso alla propria “strategia del conflitto”. Gli attivisti sono stati dipinti come eco-vandali, “quelli che bloccano le strade e che imbrattano i monumenti” per assicurarsi i classici quindici minuti di celebrità sugli  schermi televisivi.

Attivisti di Ultima Generazione in posa dopo aver verniciato la facciata del palazzo della Regione Toscana a Firenze / Foto Ultima Generazione

La loro lotta è stata criminalizzata, descritta come sovversiva e violenta, e repressa dalle forze dell’ordine e dalle leggi costruite ad hoc dalla maggioranza di governo, come la norma “anti-eco vandali” e l’articolo 14 dell’ultimo Ddl Sicurezza, in attesa dell’approvazione definitiva in Senato. Quest’ultimo, poi, definito dall’opposizione la “norma anti-Gandhi” in quanto mira a soffocare uno strumento di lotta non violenta, trasforma il blocco stradale da illecito amministrativo a reato, punito con la reclusione da uno a sei anni – ma la pena è raddoppiata se commessa da più persone. 

Un manifestante di Ultima Generazione, dopo aver imbrattato la facciata del Ministero della Giustizia, viene portato via da agenti della Polizia / Foto Ultima Generazione

“Il governo punta ad aumentare le sanzioni private, punta alla criminalizzazione del dissenso, e vale per qualsiasi altra forma di lotta – continua Baggio – i lavoratori della logistica hanno bloccato le strade, gli agricoltori e i loro trattori hanno bloccato le strade. Questa misura colpisce tutti. È per questo che continueremo a far sentire la nostra voce”.

Rivolta e ideologia, contro l’alienazione

Se le azioni di protesta di Ultima Generazione sono il proverbiale dito, la luna del cambiamento climatico è “la questione fondamentale del nostro tempo – sostiene Gianfranco Pellegrino, professore di scienze politiche all’Università Luiss “Guido Carli” di Roma – ma le proteste che alienano le simpatie dei comuni cittadini sono inutili e anche controproducenti rispetto al loro obiettivo”. Dopo due anni di attività e di clamore mediatico, Ultima Generazione ha in parte perso il proprio aspetto rivoluzionario e rischia di diventare, agli occhi di molti, una forma di happening quasi del tutto staccata dall’emergenza climatica che li spinge a mettersi in gioco – presto anche penalmente. 

Un blocco stradale a Milano / Foto Ultima Generazione

“C’è bisogno di un’opera di convincimento della politica nel senso tradizionale del termine”, conclude Pellegrino. Perché l’azzardo di questa forma di disobbedienza civile è proprio la polarizzazione e l’arroccamento su posizioni negazioniste da parte della stessa cittadinanza che si cercava di convincere. E quando anche il Green Deal viene derubricato a forma di “ambientalismo ideologico”, come ha sostenuto di recente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sembra che quelle stesse ricerche scientifiche  che dimostrano l’inevitabilità della crisi climatica siano ormai  derubricate a opinione. Ma mentre la Sicilia è in preda alla siccità dovuta al clima tropicale, l’Emilia viene sommersa dalle alluvioni estreme e milioni di migranti climatici abbandonano la propria terra disastrata dagli eventi estremi, le opinioni sembrano valere molto meno dei fatti.

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