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Biometano, l’asse con l’elettrico per una vera decarbonizzazione dei trasporti

di Alessio Brandimarte02 Febbraio 2022
02 Febbraio 2022

Ridurre l’impatto ambientale dei veicoli circolanti per contribuire al processo di decarbonizzazione. È questo lo scopo principale dell’industria automotive, per raggiungere gli obiettivi Ue sulle emissioni di CO2: -55% entro il 2030 e quota zero entro il 2050. “Dobbiamo ridurre nei prossimi 28 anni le emissioni del trasporto su strada a zero: parliamo di 100 milioni di tonnellate di CO2. La maggior parte di queste emissioni viene prodotta dalle auto private”, segnala la direttrice di Transport & Environment Italia, Veronica Aneris, sostenendo la necessità di “soluzioni scalabili”, come l’elettricità rinnovabile. I Paesi dell’Ue stanno investendo ingenti risorse per incentivare il passaggio all’elettrico. Ma l’espansione di questo tipo di mobilità implica un aumento della domanda di batterie, la maggior parte delle quali è a litio. La crescente richiesta di questo minerale nei prossimi anni rischia di avere serie conseguenze ambientali e sociali. Pertanto, vanno individuate alternative sostenibili per un trasporto ancora più green. 

Secondo uno studio realizzato dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) e presentato lo scorso ottobre, il biometano può svolgere un ruolo strategico per la decarbonizzazione dei trasporti. Si tratta di un gas rinnovabile che si produce dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani e da scarti agricoli e agroindustriali. “Il biometano è un’alternativa già oggi disponibile, che sta crescendo in termini numerici in tutto il mondo”, afferma il responsabile Ricerca & Sviluppo del Consorzio Italiano Biogas (CIB), Lorenzo Maggioni, sottolineando che “grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ci saranno sia incentivi alla produzione sia incentivi all’investimento nella misura massima di 1,91 miliardi di euro”. Il ricercatore del CIB evidenzia che il decreto sugli incentivi, all’analisi Commissione europea a Bruxelles, sarà pubblicato tra marzo e aprile. Questo porterà al raddoppio della produzione del biocarburante, cosicché “più della metà del parco veicoli a metano circolante sarebbe alimentato a biometano”. L’obiettivo è eliminare completamente l’utilizzo del metano di origine fossile. Attualmente c’è un aumento inatteso dei prezzi dell’elettricità e del gas naturale ma i grandi gruppi industriali, che non hanno alternative sostenibili per i mezzi pesanti, “vedono nei veicoli a biometano la soluzione al loro impegno di decarbonizzazione”. Il motivo, secondo Maggioni, si può ricavare dall’analisi dell’intero ciclo di vita del mezzo, con la quale si dimostra che “un veicolo elettrico inquina tanto quanto i veicoli alimentati con i carburanti tradizionali e inquina di più rispetto a un veicolo alimentato a biometano”. La riduzione delle emissioni, rispetto a un camion a diesel, può arrivare fino al 120%, come dimostrato dallo studio del CNR. 

Le emissioni di CO2 prodotte nel ciclo di vita del biometano sono infatti pari a zero ma “non si può parlare di emissioni zero in generale, poiché produce PM (particolato) e NOx quando viene bruciato, essendo la composizione chimica del tutto analoga al metano”, precisa Aneris. Secondo la direttrice di Transport & Environment Italia, il biometano non può essere considerato un’alternativa all’elettrico per tre motivi. In primo luogo “non ci sarebbe abbastanza biometano avanzato disponibile per sopperire alla domanda di energia finale dei trasporti”. In secondo luogo destinare risorse e infrastrutture a questo biocarburante, “con un mercato che va in direzione della mobilità elettrica, è sbagliato perché si crea un lock-in tecnologico: le risorse sono limitate e vanno messe nelle soluzioni veramente capaci di decarbonizzare”. Per ultimo, un veicolo a biometano sarebbe esposto “alla volatilità dei prezzi a cui sono soggetti i combustibili fossili”, essendo presente una percentuale di metano. Per la direttrice dell’ong europea, sarebbe più utile prendere il biogas, metterlo in rete e con quell’energia ricaricare l’auto elettrica, che è molto più efficiente di un veicolo endotermico: “La tecnologia elettrica è nettamente migliore della tecnologia che ci lasciamo alle spalle”. La combustione del diesel infatti si traduce irreversibilmente in emissioni di CO2 e inquinanti atmosferici, mentre i materiali della batteria, alla fine dei suoi due cicli di vita, “possono essere estratti e riciclati in un’ottica di economia circolare”. 

Tuttavia, decarbonizzare il sistema dei trasporti con un’unica soluzione non sembra possibile. È necessario mettere in campo “una serie di azioni complementari, che trovano la loro base nella strategia europea della mobilità sostenibile”, ammette Aneris. Un buon compromesso potrebbe essere suggerito dal Campionato italiano Green Endurance 2021, dove una Renault Clio ibrida è stata trasformata a biometano. Il consumo registrato nelle tre gare della competizione ha oscillato dai 36 ai 47 km per ogni kg di biometano. La combinazione tra il biocarburante e l’elettrico, come indica Maggioni, consentirebbe quindi di ridurre drasticamente le emissioni e aumentare la percorrenza dei veicoli. Due soluzioni che possono andare di pari passo e contribuire a raggiungere quegli obiettivi europei che saranno fondamentali per combattere l’inquinamento dei trasporti e realizzare una vera transizione, sia ecologica che sociale. 

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