Non c’è pace per Bio-on, la società bolognese che opera nel settore delle bioplastiche. Dopo le tre misure cautelari emesse ieri dal gip di Bologna nei confronti dei vertici dell’azienda, questa mattina i titoli azionari dell’impresa emiliana sono stati “sospesi a tempo indeterminato dalle negoziazioni” da parte di Borsa Italiana.
La decisione arriva alla luce delle accuse di manipolazione di mercato e false comunicazioni sociali mosse dopo i rilievi della Guardia di Finanza: le fiamme gialle hanno posto agli arresti domiciliari il co-fondatore Marco Astorri, hanno sottoposto all’interdizione il vicepresidente Guido Cicognani e il presidente del Collegio Sindacale Gianfranco Capodaglio, oltre ad aver sequestro preventivamente 150 milioni di euro. “Astorri e soci gonfiavano artificiosamente ricavi ed Ebitda (il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa al netto di interessi, imposte e ammortamenti, ndr) attraverso un sistema di scatole vuote alle quali fatturavano i ricavi di vendita”, scrivono le fiamme gialle.
Un altro nodo da chiarire è quello dello stabilimento di Castel San Pietro Terme, che secondo i proclami di Astorri e Cicognani avrebbe potuto produrre 80 tonnellate al mese di Pha – un polimero termoplastico biodegradabile ricavato da zuccheri e lipidi – ma che in realtà ne produceva appena 5.
“Non ci interessa il giudizio di merito sul Pha, le indagini della magistratura sono partite per tutelare un mercato non regolamentato”, ha precisato il procuratore di Bologna Giuseppe Amato. Il riferimento è al rapporto dello scorso luglio del fondo speculativo Quintessential, che cita le perplessità di alcuni scienziati sulle bioplastiche prodotte da Bio-on.
Si chiude quindi la parabola della società bolognese, che la scorsa estate era arrivata – grazie a una lunga bolla speculativa – a valere quasi 1.4 miliardi, dopo aver messo a segno balzi sospetti a Piazza Affari, tanto da toccare il suo massimo storico intraday di 67,7 euro, rispetto ai 5,82 euro del debutto.