Aveva rotto, giocando, la sponda del lettino. È questa la confessione dell’uomo indagato per l’uccisione del bimbo di sette anni nel Napoletano. Al termine dell’interrogatorio nel commissariato di Afragola, durato cinque ore, l’omicida ha dichiarato di aver colpito il bambino “con calci e pugni, ma non con la mazza di una scopa”.
“Faceva troppa confusione, non stava fermo un minuto – ha aggiunto – ma sono dispiaciuto per quello che ho fatto, volevo bene al bambino”. Nell’aggressione è rimasta ferita anche la sorellina di un anno più grande, adesso ricoverata a Napoli. Le sue condizioni questa mattina sono “in netto miglioramento”, fa sapere il primario di otorinolaringoiatria Nicola Mansi. “Non correva il rischio di perdere l’udito – ha aggiunto – ma era necessario ricostruire la parte ferita. Dopo l’operazione all’orecchio destro, lacerato in seguito delle percosse subite, la piccola si trova adesso ‘in un’atmosfera protetta, seguita da una psicologa e da un’assistente sociale'”.
Sarà proprio la testimonianza della bambina a poter dare un quadro completo dell’accaduto. Il Pm della Procura di Napoli Nord ha incontrato la psicologa con la quale la bambina ha avuto un colloquio nella giornata di ieri. Le dichiarazioni della piccola dovranno confermare, tra le altre cose, se la causa del pestaggio sia stata la rottura della sponda del letto appena comprato.
Intanto, continua il pellegrinaggio di persone davanti all’abitazione del bimbo. Tutti esprimono sdegno per quanto accaduto, ma pochi decidono di soffermarsi sul merito della vicenda. “È un fatto grave, rispettate il dolore della nostra comunità”, ha dichiarato un uomo venuto a posare un mazzo di fiori.