LAMPEDUSA – La storia di Yasmine, la bimba di undici anni salvata a largo di Lampedusa dall’equipaggio del Trotamar III, è impressa in una foto. Stesa, avvolta in una coperta termica con gli occhi sbarrati di chi ha visto morte e disperazione. La barca su cui viaggiava la bimba, insieme ad altre 44 persone, non infatti ha retto la potenza delle onde altissime. È rimasta intatta solo la camera d’aria su cui Yasmine è rimasta attaccata per ore.
Il racconto di Yasmine
Subito dopo il naufragio, la bimba è stata soccorsa dagli operatori della Ong. Secondo quanto emerso, le prime dichiarazioni della sopravvissuta sembrano non corrispondere con i dati oggettivi derivati dal referto medico stilato dai sanitari del poliambulatorio. “La bambina non era in stato di ipotermia, ma in buone condizioni” hanno riferito i medici, mentre si cerca di capire quanto tempo effettivamente Yasmine sia rimasta bloccata in mare. Potrebbe, infatti, non essersi resa conto, essendo sotto “confusione temporale”, del tempo trascorso in acqua ed il passare delle ore potrebbe esserle sembrato un’eternità.
L’inchiesta della procura di Agrigento
La procura di Agrigento, che per le indagini si sta avvalendo della guardia costiera e della squadra mobile, vuole fare chiarezza rispetto a quanto accaduto. L’inchiesta dovrà basarsi anche sugli esiti dei monitoraggi fatti dalle motovedette della Guardia di Finanza e Guardia Costiera nell’area dove sarebbe avvenuto il naufragio. Interrogata anche la Ong Compasscollective che ha tratto in salvo la bambina.
Intanto tuonano le parole del capogruppo del Partito democratico, Francesco Boccia. che definisce il caso Yasmine come “l’immagine della nostra vergogna” e aggiunge “Yasmine è una bambina di che viene dalla Sierra Leone, un paese tutto tranne che sicuro. E stava arrivando insieme ad altri esseri umani”. Boccia invita a difendere quell’umanità che dovrebbe essere alla base “di ogni Paese civile”.