È alta la tensione negli Stati Uniti in vista dell’insediamento il 20 gennaio del democratico Joe Biden alla Casa Bianca. La cerimonia a Washington davanti al Campidoglio, a cui non parteciperà il presidente uscente Donald Trump, avverrà all’aperto. “Non ho paura di fare il giuramento all’esterno, siamo stati informati delle minacce” ha spiegato il presidente eletto. Molti spingono per spostare la cerimonia all’interno del Campidoglio per motivi di sicurezza.
Intanto Trump accoglie la richiesta della sindaca della capitale Muriel Bowser e dichiara lo stato di emergenza per Washington. Da oggi e fino al 24 gennaio nella città si prevede l’assistenza federale, con oltre 15mila soldati della Guardia nazionale. Dopo l’arresto e incriminazione di oltre 15 persone per l’attacco a Capitol Hill si apprende che l’Fbi indaga su altre 150 persone. È in corso infatti l’identificazione di molte persone sospette, apparse in varie foto e video. La polizia, dopo aver sospeso due agenti, ha aperto un’indagine su alcuni uomini e donne in divisa, accusati di aver svolto un ruolo nell’assalto.
Intanto la politica discute. Sono forti le pressioni per convincere Mike Pence, prima di domani, a invocare il 25esimo emendamento e quindi rimuovere Trump. I democratici giocano anche la carta dell’impeachment, presentata oggi alla Camera. Tra i motivi c’è l’incitamento all’insurrezione. L’approvazione della richiesta prevede una maggioranza qualificata. Riassunto in numeri: ai dem serve l’appoggio esterno di 17 repubblicani. Tuttavia emerge in queste ore una strada più semplice. Due giuristi americani, Bruce Ackerman e Samuel Rosen, suggeriscono che “per bandire Donald Trump dai pubblici uffici è sufficiente la sezione terza del 14esimo emendamento della Costituzione”. E quindi un voto a maggioranza semplice in cui si accusa Trump di essere responsabile di “in insurrezione o ribellione” contro la Costituzione. Trump potrebbe ricandidarsi alla Casa Bianca solo se riuscisse a ottenere il parere favorevole dei due terzi del futuro Congresso.