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Monti “blindato”, Bersani “congelato”. E da martedi al lavoro i”saggi” voluti da Napolitano mentre si scatenano i malumori dei partiti

di Marcello Gelardini31 Marzo 2013
31 Marzo 2013

Si metteranno al lavoro martedi i dieci ‘saggi’ voluti dal capo dello Stato Giorgio Napolitano per formulare “proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea”. Quattro le persone nel primo, quello istituzionale: l’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, il senatore Mario Mauro (Scelta civica), il senatore Gaetano Quagliariello (Pdl) e l’ex presidente della Camera Luciano Violante (Pd).

Sei quelle nel secondo gruppo, quello economico: il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella, il membro del direttorio della Banca d’Italia Salvatore Rossi, i presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, Giancarlo Giorgietti e Filippo Bubbico, e il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi.

Ma intanto – mentre il capo dello Stato sembra blindare il governo Monti e “congelare” di nuovo i tentativi di Bersani – i partiti prendono le distanze dal piano di Napolitano per uscire dall’impasse e  si scatenano i malumori. A cominciare dal Pdl, che mette nel mirino la proroga del governo Monti e attacca i saggi che, per  Fabrizio Cicchitto, dovranno concludere la loro istruttoria «in 7 – 10 giorni al massimo», per poi mettere in campo un esecutivo politico. E anche il Pd sostiene che i due gruppi di “saggi non possono fornire un contributo risolutivo”. Anche Grillo dice che la decisione di Napolitano è sì la migliore di quelle possibili, ma attacca i saggi: il Paese, osserva, non ha bisogno di “badanti della democrazia”.

E se il MoVimento 5 stelle ha ribadito il proprio niet a un esecutivo con il leader Pd alla guida, Berlusconi tenta di approfittare della situazione di stallo per imporre le sue condizioni.  Molte le ipotesi ancora percorribili ma nessuna, però, realmente perseguibile fino in fondo; la fiducia, ad oggi, è una chimera. Andare in Parlamento senza buone probabilità di successo è, in questa fase, un rischio troppo grande; un fallimento sarebbe l’ennesimo duro colpo alla credibilità istituzionale del nostro Paese.
La parola a Napolitano. Per questo l, il Presidente della Repubblica, di fronte agli insormontabili paletti posti praticamente da tutti i partir aveva deciso di procedere ad un secondo giro di consultazioni e quindi ai due gruppi di saggi prima di arrendersi all’evidenza e decidere di tornare alle urne.
Una risposta alla perdurante diffidenza del centrosinistra nell’accordo col centrodestra che il segretario Pd aveva definito un «baratto inaccettabile»; uno sviluppo che potrebbe complicare le cose anche qualora, Bersani, si convincesse a cercare un’alleanza di governo con Berlusconi.
I rischi di una crisi. Tra qualche giorno molti dei dubbi saranno fugati; ma bisogna fare presto. Il nuovo, perdurante, stallo politico inizia a preoccupare seriamente i mercati;  lo spread Bund-Btp e schizzato a 360 punti (era da settembre 2012 che non raggiungeva livelli simili). i. Dare un governo al Paese è la priorità delle priorità. I partiti se ne facciano una ragione.

Marcello Gelardini

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