Non è bastato far saltare il patto del Nazareno per allontanare il rischio di dissenso interno in casa del Partito democratico. La cosiddetta minoranza Pd è tornata a farsi sentire con Pier Luigi Bersani che in un’intervista al quotidiano Avvenire ha spiegato il motivo per il quale non parteciperà all’incontro di oggi pomeriggio tra Renzi e i parlamentari. Il problema, come al solito, sta nel metodo: «In un’ora non si fa il futuro del paese», ha affermato l’ex segretario che ha anche avvertito Renzi su una serie di temi. In primis sulla legge elettorale: non piace per niente la regola dei capilista bloccati e Bersani si è detto quindi pronto a non votare l’Italicum se non sarà accompagnato da modifiche alla riforma costituzionale sul nuovo Senato. Insomma, creare due camere, una formata da nominati e una da consiglieri regionali, crea uno “squilibrio democratico” e la riforma dell’assetto istituzionale andrebbe quantomeno integrata con nuove norme sui partiti. Partendo, ad esempio, dal mettere in sicurezza le primarie: «Vanno introdotte regole di accesso», ha spiegato Bersani che ha fatto anche notare come la fine del patto tra Renzi e Berlusconi potrebbe essere l’occasione per svincolarsi definitivamente dall’impostazione seguita fino a oggi nel percorso di riforme.
All’ordine del giorno è tornato anche il Jobs act, che negli scorsi mesi ha acuito la frattura tra la segreteria del partito e la minoranza in assemblea. «Con le norme approvate – ha aggiunto l’ex segretario – un lavoratore potrà essere licenziato tanto se arriva cinque minuti in ritardo quanto se dà un pugno a un caporeparto». Una sproporzione, secondo Bersani, quella che si andrà a creare in tema di licenziamenti disciplinari. Dunque la riforma del lavoro, nonostante abbia accolto alcune indicazioni pervenute dalla minoranza Pd, continua a non piacere. Così come la riforma delle banche popolari: Bersani dice sì a un intervento per rinnovare il settore ma è contrario all’omologazione. «Penso a una spa particolare – ha spiegato – lavorando sugli statut»i. Certo i metodi di partecipazione restano il principale motivo dei distinguo tra il premier e l’ex segretario che ha voluto richiamare il governo anche sul continuo ricorso alla decretazione d’urgenza che «sta battendo il record». Uno tra gli esponenti di spicco del Pd diserterà insomma la riunione convocata per oggi pomeriggio al Nazareno dalle 14 alle 18. Scuola, Rai, ambiente e fisco: a ognuno di questi temi sarà dedicata un’ora di discussione. Troppo poco, secondo Bersani che bacchetta il premier: «Capisco le esigenze della comunicazione – ha avvertito – ma gli organi dirigenti di un partito non sono figuranti di un film».
Roberto Rotunno