Un incontro di oltre un’ora, ieri sera ad Arcore, in cui Silvio Berlusconi e il governatore della regione Lombardia, Roberto Maroni hanno parlato di legge elettorale e della situazione politica attuale. Da questa analisi non poteva mancare il referendum consultivo lombardo-veneto, che si terrà il 22 ottobre prossimo e che alla Lombardia dovrebbe venire a costare circa 48 milioni di euro, di cui 24 solo per l’acquisto dei tablet, che permetteranno di sperimentare in Italia il primo voto elettronico. I due leader hanno annunciato che terranno una conferenza congiunta per mercoledì prossimo a sostegno dell’iniziativa.
È la prima volta che il leader di Forza Italia parla del referendum promosso da Maroni e Luca Zaia, presidente della regione Veneto. Rumors circolanti solamente la scorsa settimana, sostengono che Berlusconi abbia definito la consultazione “un’inutile perdita di tempo” e “una spesa eccessiva per le casse regionali”, che poteva essere facilmente evitata. Ieri, invece, ha confermato il suo appoggio ai due governatori e al leader del Carroccio, Matteo Salvini, grande sostenitore dell’iniziativa, mettendo un freno alle “malelingue”.
Gli obiettivi del referendum lombardo-veneto sono molto diversi da quelli della più discussa votazione catalana, che di fatto ha portato a una dichiarazione d’indipendenza (poi sospesa). Le due regioni sperano di ricevere più autonomia dallo Stato su quelle materie definite “concorrenti”: 22 competenze su 27 totali, che vanno dalla sicurezza all’innovazione tecnologica, alle politiche per il lavoro fino alla tutela dei beni ambientali e alle bonifiche. Rimane fuori da questa lista la sanità, che da sola occupa l’80% delle spese regionali: le scelte principali vengono prese a livello nazionale per garantire a tutti gli stessi diritti.
Più autonomia significa comunque maggiori vantaggi economici, soprattutto per la Lombardia di Maroni, che da sola produce il 20% del Pil nazionale ed è anche la regione più popolosa, con 10 milioni di abitanti. «Ogni cittadino paga allo Stato 5.700 euro ogni anno – spiega il responsabile del referendum Gianni Fava – Il residuo fiscale quest’anno sarà di 56 miliardi. Vogliamo farne tornare in Lombardia almeno 24».
Dalle 7 alle 23 del 22 ottobre, gli abitanti di Lombardia e Veneto potranno esprimere il proprio parere. In maniera tradizionale in Veneto, portando la scheda elettorale e la carta d’identità al seggio, e con procedura elettronica in Lombardia. Ogni votante troverà infatti nella cabina un tablet. Sulla schermata principale la domanda: “Vuoi intraprendere le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma?”, e tre caselle: sì, no e scheda bianca. Una volta sbarrata una risposta, la seconda schermata chiederà di cambiare o confermare il voto, che potrà essere modificato una sola volta. A chiusura delle urne, ogni presidente di seggio stamperà immediatamente i risultati: niente più lunghe notti di spoglio, i dati definitivi infatti si potranno avere dopo appena due ore.