È un Berlusconi provato, quello uscito pulito dal “processo Ruby”. “Torno in campo per un’Italia migliore. Speriamo che gli italiani si accorgano di quello che ci hanno fatto”: poche parole per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per la conclusione di una vicenda giudiziaria che lo ha scagionato definitivamente dalle accuse di concussione e prostituzione minorile. Concetto – quello del danno irreparabile subìto – ribadito dal consigliere politico del leader di Forza Italia, Giovanni Toti, secondo il quale l’assoluzione è “un’ottima notizia che risarcisce solo in minima parte tutto quello che ha subito Berlusconi e con lui tutti i moderati italiani in questi anni”. Il capogruppo degli azzurri alla Camera, Renato Brunetta, su twitter esprime “gioia infinita per la decisione della Cassazione”. Berlusconi – scrive Brunetta – “in campo più forte di prima, con un grande partito alle spalle. Oggi Italia è Paese migliore”.
Prove di intesa. Il partito sembra improvvisamente compattarsi attorno al capo. A palazzo Grazioli a festeggiarlo c’erano anche i dissidenti, con in testa Denis Verdini: prove di pace – ora che Berlusconi annuncia di voler “mettere le cose a posto” – dopo la lettera dei giorni scorsi con cui 18 dissidenti avevano manifestato la contrarietà al dietro-front sulle riforme costituzionali.
Fuoco incrociato sulla Magistratura. Da Twitter, Anna Maria Bernini, vicepresidente vicario di Forza Italia a palazzo Madama, lancia l’hashtag “#aspettandolacorteeuropea”, chiedendosi retoricamente “chi lo risarcirà dalla sofferenza di questi anni”. Contro i giudici si schiera apertamente l’ex fedelissimo Fabrizio Cicchetto, ora nel Nuovo centrodestra, che parla di “totale disfatta di chi ha costruito e portato avanti il processo, dal procuratore generale milanese Edmondo Bruti Liberati alla pm Ilda Boccassini”. Critico anche l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, ora candidato a governatore della Puglia per il centrosinistra. Lui milita nel Pd e ha fatto il magistrato per anni; eppure ammette che “una procura che riceve un’assoluzione di questo tipo deve prendere atto della sconfitta e ‘scusarsi’, perché un pm – per rinviare a giudizio – deve avere un impianto probatorio certo”. È convinto che “qualcuno dovrà chiedere scusa” anche il deputato del Pd Francesco Boccia, che a Berlusconi augura “di recuperare la propria serenità”. Boccia riflette sul dato positivo di “un sistema giudiziario in cui c’è sempre un giudice che giudica un altro giudice” ma denuncia l’anomalia “che per far questo debbano passare cinque anni”.
L’affondo dei vescovi. Duro con l’ex cavaliere, invece, è “Avvenire” che, nell’editoriale del direttore Marco Tarquinio, sottolinea come “l’esito penale favorevole a Berlusconi non cancella il rilievo istituzionale e morale del caso”. Posizione, quella del quotidiano dei vescovi, difesa anche dal segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, secondo il quale “la legge arriva fino a un certo punto ma il discorso morale è un altro”. Come a dire: “la giustizia assolve, i vescovi no”.
Nino Fazio