Se non c’è nessuno, faccio da solo. Silvio Berlusconi non riesce proprio a trovare un erede e allora lancia l’idea. «Mi candido io e torno pure al Senato».
Sembra d’accordo con quello che gli ripetono tutti. «È inutile che tu cerchi un altro Berlusconi. Non c’è e non ci sarà più». L’ultima volta Altero Matteoli ieri nel summit di Palazzo Grazioli, con le prime linee di Forza Italia. Presenti anche Brunetta, Romani, Gasparri, la Gelmini, Toti e Mara Carfagna, che qualche giorno fa il Foglio identificava come nuovo possibile leader di coalizione.
Ciò che interessa a Berlusconi non è tanto la battaglia referendaria per il No e neanche le alleanze con Meloni e Salvini, almeno per ora. La testa è solo all’imminente sentenza della Corte europea di Strasburgo. L’ex premier vi si era rivolto nel settembre 2013 dopo l’estromissione dal Senato, arrivata in base alla legge Severino, essendo stato condannato nel processo diritti tv. «La decisione sarà favorevole, stabilirà che l’incandidabilità e la decadenza del mandato del presidente Berlusconi erano dovute una condanna per fatti avvenuti prima che la legge Severino entrasse in vigore» spiegano i suoi legali. È evidente però, che un rigetto del ricorso chiuderebbe al Cavaliere non solo le porte di palazzo Madama, ma anche quelle della politica in generale.
Berlusconi si vuole tenere fuori dal pantano che circonda il suo partito, ma il leader resta lui. E lui deciderà gli scenari futuri. Sempre ieri ha scaricato definitivamente Stefano Parisi. «Doveva portare nuova gente e non l’ha fatto» ha detto nell’incontro con gli azzurri. «Metterò mano al partito con delle nomine. Ma non prima del 4 dicembre. Da lì in poi decideremo il da farsi» ha aggiunto, assicurando che, comunque vada, il suo ruolo rimarrà attivo. «Sarò presente, ci metterò la faccia»
Un Berlusconi a tutto campo dunque, deciso a riprendersi il posto di speleologo esperto nella grotta fredda e buia del centrodestra.