«La Spd non chiude al negoziato». Queste le parole di Hubertus Heil, segretario del partito socialdemocratico tedesco, a seguito di una riunione interna che si è svolta ieri sera alla Willy Brandt Haus di Berlino. La Spd, quindi, sarebbe pronta a dialogare con la Cdu di Angela Merkel, per costruire un governo basato sulla “Grande coalizione”. O, secondo le indiscrezioni di Bloomberg, per l’appoggio a un esecutivo di minoranza.
L’assemblea dell’Spd doveva sciogliere un nodo importante. Proprio ieri pomeriggio Martin Schulz, leader del partito, è stato accolto dal Presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, che lo ha convinto a riaprire le trattative con Merkel. Il Capo dello Stato, da lunedì scorso, aveva chiesto con forza ai partiti un atto di responsabilità, invitandoli a negoziare per scongiurare nuove elezioni. Ma il dubbio sollevato da Schulz, così come dai vertici socialdemocratici, è stato subito uno: come rientrare nella coalizione senza scendere a «compromessi imbarazzanti».
Risalgono solo a pochi giorni fa le dichiarazioni del presidente della Spd che escludeva ogni tipo di accordo con la cancelliera, in crisi dopo il crollo della “Coalizione Giamaica”. Una scelta, quella di allora, dettata dal rispetto per la volontà degli elettori che, con il loro voto, hanno chiesto un cambiamento. Inoltre Schulz aveva ripetuto più volte di preferire nuove elezioni.
Tuttavia ritornare alle urne potrebbe essere controproducente per l’ex presidente del Parlamento europeo, che nell’ultimo turno ha incassato meno del 20% (il peggior risultato della storia). Un esito, secondo gli esperti, scaturito proprio dalla coabitazione con i cristiano-democratici. Il rischio ventilato dagli analisti è che un nuovo voto possa rinforzare ancora di più le formazioni della nuova destra e rendere più instabile il Paese.
Intanto, dal 7 al 9 dicembre, si svolgerà il congresso del partito. Per ora è esclusa l’ipotesi delle dimissioni di Schulz, anche se non mancano le pressioni.