E’ passato un anno esatto dallo scatto dell’eloquente immagine della lunga fila di camion militari che trasportavano le salme dei defunti per Covid fuori da Bergamo, destinati ai crematori di altre città e regioni. Oggi la città epicentro della pandemia ha accolto il presidente del Consiglio Mario Draghi, in quella che diventa la “Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus” e che verrà celebrata il 18 marzo di ogni anno. A deciderlo ieri il Parlamento, con una legge promulgata oggi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
L’immagine scattata fortuitamente da un balcone, che ha rivelato al mondo occidentale le tremende conseguenze dalla pandemia, diventa dunque l’icona di una strage, un monito a non abbassare la guardia e a non dimenticare chi ha perso, e continua a perdere, la vita a causa del virus.
Alle 11 è stata deposta una corona di fiori al Cimitero monumentale della città e il premier ha letto una poesia di Ernesto Oliviero per commemorare i defunti. Successivamente, al Parco Martin Lutero alla Trucca, l’inaugurazione del Bosco della Memoria con la messa a dimora dei primi cento alberi. Ad accoglierlo il sindaco Giorgio Gori e il presidente della Lombardia Attilio Fontana, per una cerimonia a cui partecipano, fra gli altri, i sindaci di Nembro e Alzano, due dei centri più duramente colpiti dall’epidemia. Una tragedia ancora in atto: nelle ultime 24 ore, infatti, ci sono stati 324 ingressi in terapia intensiva nel nostro paese, nuovo picco storico da quando il dato viene rilevato e diffuso.
Tante le personalità della politica che hanno espresso il loro cordoglio. L’ex presidente Giuseppe Conte su Facebook ricorda “quei giorni in cui acquistammo tutti la piena consapevolezza che la salute dei nostri cittadini, anche dei più anziani e vulnerabili, sarebbe stato il valore supremo da difendere, la cifra della nostra civiltà”.
La ferita di questo territorio si sta lentamente curando ma è tutt’altro che rimarginata. L’intervento del sindaco di Alzano Camillo Bertocchi scopre le ombre di una questione ancora dolorosa e irrisolta: “Nessuno come noi può capire quanto è stato devastante quel momento per le nostre popolazioni. In quell’immagine c’è anche la sconfitta di una società così presuntuosa e individualista, è bastato un niente per travolgere tutto. Il ricordo che mi fa venire ancora i brividi è quello delle tante chiamate da parte dei parenti che chiedevano l’ossigeno per i loro cari e l’ossigeno non c’era”.